Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film
Aronofsky riscrive la storia di Noè e della sua famiglia raccontandola molto licenziosamente e con moltissimi aspetti che contrastano con il testo sacro della Genesi. Premesso questo, possono essere certamente segnalati molti aspetti positivi nel film:
Quando si pensa all'arca di Noè mi vengono in mente tante immagini piacevoli, che spesso vengono proposte anche ai più piccini: l'arcobaleno, la colomba, i simpatici animali che si accoppiano, il ripopolamento dal diluvio, la purificazione della Terra. Ma Darren Aronofsky , nella sua rivisitazione del racconto invece, si sofferma sulle implicazioni oscure e inquietanti dell'esperienza di Noè. Aronofsky si conferma raffinato regista e arguto autore specializzato nel dipingere ritratti intimi di persone il cui senso della realtà viene annullato (vedi il suo primo lungometraggio Pì greco- il teorema del delirio) e Noè, interpretato con mestizia rabbiosa dal 'gladiatore' Russell Crowe, non fa eccezione. La differenza tra lui e primi protagonisti di Aronofsky è che l'equilibrio mentale di Noè è tutto legato al destino dell'umanità.
C'è un buon bilanciamento della CGI, che per un'opera del genere sarebbe potuta essere ben più fragorosa, ma gli effetti speciali più efficaci sono stati i primi piani sugli occhi di Russell Crowe e Jennifer Connely. Insomma finita la costruzione dell'arca, coperta la terra d'acqua e verificato che l'arca galleggia, anche noi spettatori ci ritroviamo bloccati su una barca piena di serpenti, ratti, insetti e un papà impazzito (Noè). Come ho detto all'inizio è un film colmo di licenze antiscritturali; la più clamorosa è quella che mentre la Bibbia racconta la presenza di angeli ribelli che lasciarono i cieli per avere rapporti sessuali con 'le figlie degli uomini', che a seguito di questi rapporti innaturali nacquero degli ibridi (angeli-uomini) denominati "nefilim" (i giganti dell'antichità, 'gli uomini potenti'), Aronofsky tramuta tutto ciò in un gruppo di angeli che sarebbero stati condannati ad essere trasformati in colossi di pietra con sei arti. Queste figure denominati i 'Vigilanti' sembrano appena usciti dai più noti film di Peter Jackson, oppure dai Transformers di Michael Bay.
Insomma in questo punto il film prende una deriva 'fantasy' che sarebbe stato meglio evitare!
Uno dei migliori punti del film è la rappresentazione della Creazione (il serpente, il frutto proibito) che viene resa come un'allucinazione dalle tinte vivaci, mentre il mondo post-edenico è raffigurato come un paesaggio desolato, sterile, pietroso. Bravo il direttore della fotografia (Matthew Libatique) che sembra aver drenato dalle immagini ogni calore e colore vivido, almeno fino a quando gli alberi creati dalla CGI spuntano da un seme magico proveniente dall'antico Eden.
Russell Crowe interpreta bene il suo personaggio, specializzato qual'è nel ritrarre il giustiziere vendicativo che si spinge sino all'omicidio, questa volta lo fa ancora più motivatamente avendo avuto il placet da Dio stesso. Beneficia anche della presenza di amabili coprotagonisti emotivamente più flessibili e meno infervorati: oltre alla sempre 'verde' Jennifer Connelly (in una variante che ricorda pesantemente il suo precedente ruolo di moglie del professore matto di "A Beautiful Mind" ), Emma Watson e Anthony Hopkins.
"Noah" può sembrare goffo, instabile psicologicamente, forse anche poco convincente, ma rappresenta bene l'immagine dell'uomo di Dio infervorato dalla sua missione, non è quasi mai noioso.
La cosa più rischiosa di questo film è la sua sincerità: Aronofsky pur non volendo esattamente riprodurre un film biblico nel senso proprio del termine, prende la narrazione e le sue implicazioni sul serio. Egli cerca non solo di esplorare ciò che la storia del diluvio potrebbe significare nella nostra epoca di degrado ambientale e sulle ansie apocalittiche della nostra società, ma anche più radicalmente, di immaginare cosa potrebbe aver provato Noè a vivere in un mondo già in rovina dopo essere stato da poco creato o sui pensieri del suo Creatore.
Io amo leggere il libro della Genesi (è tra i miei preferiti) e ritengo che tra i libri che compongono la Bibbia sia uno di quelli che fornisce più risposte, ma è altrettanto vero (credo io) che Aronofsky sia stato di gran lunga più incuriosito dalle domande.
Film piacevole.
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