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Noah

Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film

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La recensione su Noah

di alan smithee
4 stelle
Darren Aronofsky e' sempre stato un visionario megalomane dotato di un talento cinematografico tendente all'incontenibile e, a quanto si legge, la storia della creazione e della punizione divina con cui un Creatore deluso e tradito cerca di disfarsi del genere umano, reo di tanta ingrata disubbidienza, fu il suo primo progetto cinematografico concepito, e poi rimandato per varie ragioni sino ai giorni nostri, in cui ormai il cineasta figura tra i piu' illustri, premiati e pure criticati registi contemporanei. Vero e' che il mistero della creazione e degli sconvolgimenti geofisici e demografici di cui furono testimoni e vittime il nostro pianeta e la sua stolta umanita', hanno sempre necessitato di un racconto sin platealmente puerile, che potesse essere in grado di venir compreso ovunque e potesse dare spiegazioni plausibili e concrete ai dilemmi della storia dell'uomo, afflitto da un risentimento ed un senso di colpa da peccato originale per l'egocentrismo e la superbia con cui egli ha saputo piegare verso di se' ogni altra creatura e cosa che gli stava attorno. Noah tuttavia, come anche altre opere famose del celebre regista (il farraginoso ed incomprensibile "L'albero della vita" su tutte, ma pure l'accattivante e costruitissimo "Requiem for a dream"  o il controverso noir attanagliante e scaltro "Il cigno nero") appare soffocato da una sceneggiatura tronfia e puerile, grandiosa e spettacolare ma ridondante e insieme superficiale, con personaggi stereotipati e forti di un linguaggio moderno improbabile e francamente inaccettabile; poi l'ostinazione e l'accanimento verso certe scelte barocche come quella di popolare l'epica della costruzione dell'arca di un'armata di angeli caduti dall'aspetto imbarazzante, raffigurati quasi comicamente come esseri di pietra deformi e claudicanti che sembrano fuoriusciti da un film sugli zombie o di straforo dal colossal di Peter Jackson tratto dai fantasy di Tolkien - si traduce a mio avviso in una scellerata mancanza di buon gusto che del resto ormai e' una costante di quasi ogni suo film. Poi ancora incongruenze plateali come armi da fuoco che sembrano bazooka proprio all'epoca dell'alba dell'umanita', sentimentalismi e dialoghi da telenovela, canzoncine e filstrocche melense rese ancor peggio dal doppiaggio italiano, e storie d'amore che si sbriciolano nella melassa piu' fastidiosa. Certo un Noe' che divenga quasi un integralista folle e senza freni, ossessionato dalla necessita' di dare una personale e magari fuorviante  interpretazione del volere divino grazie a dei sogni che potrebbero essere benissimo le folli invenzioni di un pazzo egocentrico senza freni inibitori che non si fa scrupolo di sacrificare una intera umanita'  a vantaggio degli innocenti, ovverosia della fauna accolta in coppie per garantire la sopravvivenza della specie quando le acque si saranno nuovamene ritirare a vantaggio della terra riemersa - e' una scelta di sceneggiatura anche coraggiosa e forte: Noe' ridotto a pazzo schizofrenico che si ferma a malapena all'ultimo istante mentre sta per tagliare la gola alle sue due neonate nuove nipoti, colpevoli di poter far mantenere compiuti i destini di una razza umana che il disegno divino dava per estinta, e' comunque una scena potente, ridondante sino alla stucchevolezza, ma non del tutto immune da un certo diabolico fascino accattivante e morboso. Il resto, nonostante la lunghezza estenuante del pomposo fumettone, e' quasi tutta una sequela di megalomania sbrigativa e superficiale (la costruzione dell'imbarcazione ricondotta a pochi minuti vaghi e generici) che non aiuta a regalare la sufficienza al filmone che punta alle emozioni spicce ed epidermiche, nonostante l'impegno di attori seri e consolidati come Russel Crowe e Jennifer Connelly (nuovamente in coppia dopo tutti i premi di A beautiful mind), in grado di spiazzare i decisamente piu' piatti e convenzionali Emma Watson  e Douglas Booth (Il Romeo della recente trasposizione shackespeariana degli amanti contrastati di Verona a cura del calligrafico Carlei). 

 

 

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