Regia di Scott Schirmer vedi scheda film
Film che affronta, con profondità di analisi, molteplici temi: la famiglia, la scuola, il razzismo. Le riflessioni vengono confinate dalla cornice del cinema horror, pertanto dietro l'influenza e la suggestione delle immagini. Un gioiellino, purtroppo inedito in Italia.
Marty (Gavin Brown) è un dodicenne dolcissimo e delicato con una sola passione discutibile (data l'età): adora i film horror e si diverte a realizzare "graphic novel" di genere. Curiosando tra le pareti domestiche scopre che la mamma nasconde sotto al letto lettere d'amore di un lontano fidanzato, il babbo tiene segretamente in garage un contenitore ricolmo di riviste con "donne nude dai seni abbondanti", mentre il più maturo fratello Steve (Ethan Philbeck) colleziona, all'interno di una borsa per palle da bowling ... teste di ragazze nere. In pubblico Marty vien fatto oggetto di scherno, indicato come "frocetto" e con il "coso piccolo". Tutto per colpa di un compagno di scuola di colore. Quando, assieme all'amico David, visiona una VHS del fratello, dal titolo Headless*, Marty rimane paralizzato. Nel film, infatti, un folle sanguinario, indossando una maschera da teschio, decapita le ragazze per fare sesso con la testa sanguinante.
"Guardo mia madre, guardo mio padre. E urlano, verso di me, con i loro occhi vuoti. Nella mia mente, urlo terrorizzato. Ma riesco a controllarmi. Se perdo il controllo ora, potrei non recuperarlo per parecchio tempo. Cose del genere, possono distruggere una persona per sempre." (Marty / Gavin Brown)
Questo interessante Found, pur essendo tutto narrato dal punto di vista di un dodicenne, sorprende su più livelli. Il primo, evidente e superficiale, è quello del "rimando" a capisaldi (di ogni tempo e luogo) omaggiati con esposizione di locandine nelle camerette dei due fratelli; si distinguono, tra tante, la brochure di Horror caccia ai terrestri, Horror in Bowery Street e Astrozombie, nonché (tra le videocassette di un negozio) il Baron Blood del nostro Mario Bava, titolo internazionale dietro al quale sta celato Gli orrori del castello di Norimberga.
Il macabro killer che prova godimento facendo uso di teste mozzate ricorda, invece, sia il Maniac di William Lustig che il più -relativamente- recente Haute tension di Alexandre Aja. Prestando certa attenzione, l'occhio dell'esperto cinefilo troverà -su questo elementare piano di lettura- svariati titoli che sono stati, più o meno, di riferimento per il regista. Più interessante, invece, diventa l'analisi sul piano del contenuto: Found offre non banali spunti di riflessione sul potere del cinema (più in generale delle immagini), qui in grado di consolidare in azioni deprecabili una tendenza pericolosa (il razzismo). E che questa analisi arrivi proprio da un (bel) film horror lascia perlomeno spiazzati.
Il cineasta Scott Schirmer, al debutto per un'opera destinata alle sale (non italiane), dopo svariate regie per prodotti destinati al mercato home video tenta il salto di qualità. E gli riesce benissimo, perché carica di spunti interessanti ogni svolta narrativa del film. Si diceva del potere delle immagini, qui in grado di plasmare il "modus operandi" del killer; ma per rendere le cose ancora più profonde, viene svelato il contesto familiare (con padre xenofobo) nel quale è cresciuta una mente destinata (film horror o meno) a scegliere una brutta strada. Rimane, in difesa del genere, lo scuotere del capo negativamente da parte di Marty, quando bombardato dai deliranti discorsi del fratello. E per chiudere, un terzo punto di vista sul film può essere avanzato facendo attenzione alla cura di messa in scena e ai dettagli visivi, ampiamente curati a partire dai titoli di testa, sviluppati con talento dietro l'uso di tavole animate, supportate da una bella colonna sonora. Un film che vede protagonista un bambino, eppure un film maturo, espressivo, ingegnoso, penetrante e scandito in ogni significativo momento da dialoghi profondi e intelligenti. Peccato abbia avuto gestazione sofferta, trovando la distribuzione solo due anni dopo la realizzazione (nel 2014).
Citazione
"Sono i negri. È come dice papà. Sono dappertutto. Al centro commerciale, nella Chiesa di mamma, nelle fabbriche, al Governo. Non posso evitarlo (...) sono tutti uguali, non sono niente. Sono delle merde." (Steve / Ethan Philbeck)
* Curiosità
Il titolo visionato da Marty e David, ovvero Headless, non esiste al momento del girato. Per l'occasione Schirmer realizza scene volutamente grossolane (pur se violentissime) facendo uso di trucchi prostetici, e maschera di lattice, tipici degli Anni '80. Tra gli addetti agli effetti speciali di Found è presente Arthur Cullipher, tecnico che nel 2015 passa dietro alla macchina da presa e dirige un film dove agisce il medesimo assassino sanguinario, agghindato con maschera da teschio. Il titolo? Headless! Uno dei rari casi di... citazione al contrario, per un film che esisterà solo nel futuro.
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