Regia di Davide Ferrario vedi scheda film
Dario e Maria sono i giovani e aitanti coinquilini dell'indolente e improduttivo Ugo, quarantenne irsuto che ha ereditato dai genitori una bella casa, un patrimonio che ha presto scialacquato ed il gusto per l'arte e la letteratura. Mentre Dario è uno studente universitario che lavora in un bioparco e Maria gestisce insieme ad una socia un'agenzia di viaggi, Ugo passa le sue giornate cucinando,bighellonando e leggendo Leopardi senza riuscire a trovare la quadra di una vita inconcludente e avara di compagnie femmilinili. Per tutti e tre, equilibristi sul filo di un ideale parallelo delle medie latitudini, la ricerca della felicità riconduce al mistero di un sentimento amoroso diviso tra le esigenze della vità quotidiana e le segrete aspirazioni di un irriducibile idealismo.
Dalle scenografie posticce di una Torino notturna e sognante, sul racconto fuori campo di una fantasia letteraria che traguarda orizzonti nuovi e sconosciuti e lungo le note di una colonna sonora romantica e indulgente, il buon Ferrario si cimenta in un racconto generazionale che rifugge dai soliti luoghi comuni di un giovanilismo imperante ed alla moda per ritrovare le coordinate immaginarie di un cinema che sa contaminare a suo modo uno sguardo lucido e disincantato sulla realtà (le difficoltà del lavoro come quelle dei sentimenti) con un dimensione della narrazione in cui gli stessi personaggi diventano protagonisti delle proprie fantasie cinematografiche, per restituirci il senso imponderabile e magico di una vita in cui il sogno e il desiderio irrompono prepotenti a scompaginarne i piani e la prevedibilità, a trasfigurarne le apparenze e smussarne gli angoli, a ricercare il difficile e precario equilibrio di trapezisti appesi al filo della sorte ed in balia degli eventi.
La Luna su Torino (2013): Eugenio Franceschini
Come già nel delicato e ironico 'Dopo Mezzanotte', la riproposisizione del possibile triangolo amoroso tra la bella di turno (una graziosa e conturbante Manuela Parodi) e i due improbabili pretendenti, diventa il pretesto per una divertita indagine sulle relazioni umane che mantiene la leggerezza del tocco e la profondità dell'introspezione in grado di elevare la materia trattata al di sopra della natura venale e prosaica dei sentimenti reali, per diventare racconto di un'aspirazione individuale dove lo smarrimento generazionale è motivo di crescita e di (ri)scoperta del mondo (non solo in senso geografico). Divisi tra le incombenze e le scadenze di una vita ordinaria e deludente (l'ipoteca sulla casa, gli esami universitari, la vendita di pacchetti turistici formato famiglia) e le aspirazioni ad un orizzonte geografico e sentimentale irraggiungibile e sconosciuto (la scalata di un piano inclinato, l'altrove naturalistico di una savana cittadina, la fuga d'amore con un principe azzurro che condivida la passione per i vecchi film in bianco e nero), i tre protagonisti del racconto di Ferrario vivono nella precarietà chi non sa che cosa vuole e come ottenerlo veramente.
Commedia dell'inadeguatezza che accarezza la perfezione in maniera disordinata, tra citazioni leopardiane e gli amarcord del 'Grande Torino', tra la saggezza spicciola da osteria del Barbera ed il coro delle Mondine di Novi, Ferrario rivendica l'incoscienza del sogno ed il coraggio della fantasia come strumenti indispensabili di sopravvivenza alla futilità della vita: "Le cose passan via di giorno in giorno. Nuvole, libri, amanti, gloria ambita e il polverone che s'è fatto intorno si impasta con la terra inaridita. Noi siamo spore perse in spargimento. La nostra casa sta tra il nulla e il vento".
Bravissimi i tre protagonisti e bellissime musiche di Fabio Barovero.
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