Regia di Davide Ferrario vedi scheda film
Prima furono i numeri di Fibonacci, illuminati sulla Mole Antonelliana, ad accendere nuove suggestioni sul capoluogo piemontese. Accadeva Dopo mezzanotte, oggi oscillano sul 45° parallelo gli equilibristi di Davide Ferrario, in attesa di un alito di felicità. Maria è impiegata in un’agenzia di viaggio dove vende mondi a lei ignoti, si specchia nel mare incorniciato dietro la scrivania e sogna l’amore romantico del cinema muto. Dario studia lettere e scrive storie, svolazza di fiore in fiore e lavora al bioparco. Ugo ha quarant’anni e una cascina ereditata dai genitori, ama gli anime, Leopardi e la buona cucina. Procedendo sempre dritti lungo il 45° parallelo, i tre coinquilini potrebbero arrivare in Mongolia, invece si dondolano nello spazio bianco tra irrequietezza e desiderio. Colorato di neon ipnotici, arredato da peculiari pezzi di design, inquadrato in visioni aeree che restituiscono tutto l’amore del cineasta per la città eppure lasciano sfuggire la vita che scorre sotto il cielo. Opera lieve, posata su un fatto geografico e su un tris di esistenze aperte a infinite possibilità, ne scatta una fotografia seducente ma indolente: invischiati nell’abbraccio con la poesia, gli equilibristi pendono dal lato della forma e perdono aderenza con lo sguardo dalla Terra. Vediamo un film dall’orizzonte (fisico, simbolico) inclinato, un altro racconto della vita segreta sospesa tra luogo vissuto e altrove fantasticato: più pretestuoso di Dopo mezzanotte, meno dirompente di Tutta colpa di Giuda, ma ancora immaginoso e inconsueto.
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