Regia di Sergio Grieco vedi scheda film
Muore il re dei Tartari Igor e Tania, la sua favorita, prende il suo posto. Questa cosa non va giù a Malok, legittimo pretendente al trono, ma lo scontro fra i due diventerà molto presto una unione.
Sergio Grieco è stato un regista di genere parecchio attivo fra i primi anni Cinquanta e la fine dei Settanta; dopo una manciata di cappa & spada, all’inizio dei Sessanta, il Nostro si è giustamente sentito pronto per sconfinare nel peplum ed eccolo quindi qui alle prese con La regina dei Tartari, pellicola che di storico ha davvero poco o nulla e di effettivamente cinematografico – nel senso più nobile del termine, si capisce – non molto di più. Scenografie e costumi sono arrangiati alla bell’e meglio, nel segno di un budget ristrettissimo, e anche gli interpreti sono selezionati fra seconde e terze linee del panorama nostrano: Chelo Alonso, Folco e Piero Lulli, Jacques Sernas, Raf Baldassarre, Pietro Tordi, Andrea Scotti, Philippe Hersent e Ciquita Caffelli occupano i ruoli principali del lavoro, tanto per capirci. Anche la sceneggiatura non reca firme prestigiose: Marcello Ciorciolini e Rate Furlan; la storia è piuttosto stereotipata e priva della verve, del ritmo necessari per questo tipo di lavori: personaggi piattissimi, dialoghi retorici, situazioni prevedibili si susseguono per un’ora e mezza, per l’esclusivo nutrimento di uno spettatore di sale di provincia dell’epoca. 2/10.
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