Regia di Rouben Mamoulian vedi scheda film
Mamoulian prende in considerazione il lato per così dire romantico della prima parte della vita della regina di Svezia, figlia del re condottiero Gustavo Adolfo II Vasa. E trascura completamente l'aspetto religioso dei conflitti che all'epoca insanguinavano l'Europa e della vicenda umana di Cristina, che subito dopo l'abdicazione lasciò il suo paese, orgogliosamente luterano, per convertirsi al Cattolicesimo Romano e trasferirsi proprio a Roma, presso la corte papale. Il film regge la propria durata, ma non mi pare niente più che dignitoso, con una protagonista troppo bella per rendere i tormenti, politici, umani e religiosi, di una donna che fu orgogliosamente tale (è ipotesi probabile che non si volesse sposare per non passare in secondo piano rispetto a colui che sarebbe diventato il re di Svezia). La Garbo fa del proprio meglio (non sto giudicando con sufficienza la Divina, sto solo esprimendo una mia modesta opinione), ma il personaggio non mi sembra congeniale ad un'attrice che ho ammirato tantissimo in Ninotchka. Il personaggio dell'ambasciatore spagnolo, di cui la regina s'innamora, mi sembra costruito con un sovrappiù di ingenuità: come si può scambiare Greta Garbo per un ragazzotto?
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I termini, secondo me, vanno invertiti: è il personaggio di Ninotchka a essere un'eccezione nella filmografia della Garbo, mentre questo era sicuramente quello che sentiva più suo. Ciò non toglie, è ovvio, che Ninotchka sia un film ben più riuscito.
Sì, ho letto che fu addirittura lei a pretendere di recitare questo personaggio ed a scegliersi regista e direttore della fotografia. Nonostante questo, non la vedo nel personaggio (basta vedere un dipinto della vera Cristina per rendersi conto della differenza fisica tra le due donne).
Greta Garbo va sempre e solo ammirata “La Dea del cinema”.
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