Regia di Rouben Mamoulian vedi scheda film
Quando morì Greta Garbo, nei servizi commemorativi tutti i telegiornali trasmisero la scena in cui la regina Cristina si toglie la corona dalla testa e la depone. Nessuna immagine poteva essere più emblematica, così come nessun film poteva essere più rappresentativo della carriera dell’attrice, che lo volle fortemente e impose ai produttori la scelta del regista e del protagonista maschile (e certo, anche tenendo conto dei canoni dell’epoca, si fa fatica a comprendere come John Gilbert potesse essere considerato un sex symbol). Cristina di Svezia, con il suo spirito indipendente e il suo anelito all’amore al di là delle convenzioni, è chiaramente una proiezione della sua interprete. È un personaggio sconfitto ma non piegato dagli eventi, che accetta con coraggio il suo destino di solitudine: prima rifiuta la ragion di stato in nome dei propri sentimenti, poi si ritrova a compiere da sola il viaggio che era stato progettato in due; ma non importa, lei parte ugualmente, senza neanche piangere, perché basta a sé stessa. Quando morì Greta Garbo, ricordo di aver pensato (e anche detto a qualcuno) che il mondo mi sembrava più volgare. Però, ripensandoci, quel giorno è morta solo la signorina Greta Lovisa Gustafsson, perché i miti non possono morire.
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