Regia di George Clooney vedi scheda film
Ci sono un americano, un inglese e un francese... non è l’inizio di una barzelletta sugli stereotipi nazionali, ma, fatte le debite proporzioni, la composizione dei Monuments Men, la task force di studiosi e topi di biblioteca incaricata dagli alleati - dopo lo sbarco in Normandia e la distruzione dell’abbazia di Montecassino - di sottrarre all’avidità e alla furia distruttrice nazista i capolavori dell’arte europea. Se gli uomini e le donne coinvolti nell’operazione furono in tutto 345, Clooney si concentra su sette eroi dello spirito, un piccolo mucchio per niente selvaggio, impreparato ad affrontare i velenosi colpi di coda di una guerra ormai vinta. Una storia affascinante, che gli offre la possibilità di ribadire un concetto espresso da Churchill: la cultura è patrimonio comune dell’umanità e va difesa dalla barbarie anche a costo della vita. Come attore è evidente quanto George Clooney abbia amato il ruolo di carismatico soldato del sapere, dal fascinoso look anni 40. Peccato che, date le premesse e il cast, invece di avvolgere questa appassionante caccia al tesoro in un crescendo di suspense e tensione, il film metta in fila una serie di scene in rapida successione, intervallate da bozzetti inutili ai fini della storia (come il biplano pilotato da Damon o la morte di un giovane soldato sotto i ferri di Grant Henslov). Clooney appare indeciso anche sulla scelta dello stile: il tono leggero e umoristico enfatizza per contrasto i momenti drammatici e non c’è il tempo di affezionarsi a personaggi così abbozzati. Alla fine della pellicola, a rifulgere con tanto di fanfare e bandiera, più dello sforzo comune di uomini di nazioni diverse uniti dall’amore per l’arte, è il nobile patriottismo americano. Con tutti i suoi difetti, Monuments Men ha però il merito di puntare i riflettori su un aspetto ancora attuale del conflitto mondiale: lo scorso dicembre 1.500 dipinti trafugati dai nazisti e ritenuti perduti per sempre sono stati ritrovati nella casa del figlio di un collezionista tedesco. È bene che sia un film popolare a raccontare che tra i molti crimini contro l’umanità di cui il nazismo è responsabile, la sottrazione della Bellezza è stato uno dei più odiosi.
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