Regia di George Clooney vedi scheda film
Quando Hollywood va in guerra fa sempre le cose in grande. La riscoperta del passato bellico, soprattutto quando si tratta di tornare nella vecchia Europa ha richiamato in epoche successive registi ed interpreti di massimo carisma. Da John Wayne a Robert Mitchum, da Stanley Kubrick a Robert Aldrich, il palmares è ricco di volti e nomi indimenticabili. Una tradizione di cui sicuramente George Clooney deve aver tenuto conto nel momento in cui ha deciso di realizzare " Monument Men", quinto film di una fortunata carriera, ispirato al libro di Robert Ersden che racconta la imprese realmente accadute di un manipolo di soldati americani incaricati di recuperare le opere d'arte depredate dai nazisti nel periodo dell'occupazione. Metà soldati, metà esperti d'arte, i componenti del plotone comandato da Frank Stokes (Clooney) si ritrovano da un giorno all'altro catapultati in una realtà più grande di loro, ed in una guerra che, dopo lo sbarco in Normandia, sta volgendo al termine. A guidarli l'amore per l'arte, lo spirito di corpo, ed un senso del dovere che non mancherà di presentargli il conto anche in termini di vite umane.
Partendo dalla realtà George Clooney si avvicina al film con rispetto, ma tenendo presente la prima regola della fabbrica dei sogni, ovvero quella di realizzare un film pensato per il pubblico. Per riuscirci il regista mette in piedi una rappresentazione dei fatti debitamente edulcorata degli aspetti più cruenti , ed inserisce ad arte una miscela di registri che dal drammatico alla commedia esplorano la guerra con una rappresentazione riconoscibile e mai problematica. In questo modo "Monuments Men" riesce a mettere insieme con disinvolta naturalezza episodi divertenti, come quello di un imboscata nemica respinta con una fumata di sigaretta (ci riferiamo all'episodio che vede coinvolti i personaggi interpretati da Bill Murray e Bob Balaban) ad altri che riportano in mente le conseguenze della Shoah, presente quando tra le opere d'arte di un caveu segreto i nostri ritrovano i denti (d'oro) strappati ai deportatati prima della partenza per i campi di sterminio.
Proponendo un cast stellare che nei termini di una prerogativa quasi tutta al maschile ( con la sola eccezione di Kate Blanchett che in questo caso prende il posto di Julia Roberts) e nella coolness comunque ricercata, ricorda non poco la formula già adottata da Steven Soderbergh in "Ocean Eleveen", "Monument Men" soffre di una scrittura un po' troppo meccanica nell'organizzare per ogni personaggio il rispettivo momento di gloria. La trama infatti immaginando i nostri eroi insieme ma divisi dalle rispettive missioni, si consegna ad una narrazione frammentaria ed episodica. A risentirne e' la drammaturgia di una storia che non diventa mai realmente coinvolgente, nonostante l'impegno degli attori, tra cui, oltre a Matt Damon ed Jean Dujardin, segnaliamo appunto Bill Murray, etereo e stralunato quanto basta per rimanere nella memoria dello spettatore.
(pubblicata su dreamingcinema.it)
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