Regia di Steph Green vedi scheda film
La Green è una giovane regista irlandese, specializzata in cortometraggi, che esordisce nel 2013, con questo suo primo lungometraggio, vincitore di vari premi in patria e in qualche festival all'estero. La trama è semplice: lei, lui dopo un ictus, un altro lui, un neurologo americano che s'insedia nella loro casa per seguirne l'iter di recupero, con tutte le conseguenze, scontate, che ne deriveranno. In più mettiamoci anche un adolescente con tendenze omosessuali, con tutte le conseguenze del caso, e la minestra è servita. Ah, e una bimbetta carina carina che zompetta qui e là. Chissà perché sono finito a vedere un film come questo. Misteri. Dalla sua ha che non è, fortunatamente, un film americano, con tutte le conseguenze del caso, e quindi ha una freschezza da cinema indipendente che lo rende digeribile, oltre all'Irlanda che fa da sfondo, che è sempre un bel vedere. In più c'è una splendida protagonista, Maxine Peake, di cui mi sono innamorato seduta stante. Ciò che rimane è una storia che evita le trappole della commiserazione, della lacrima, che infila qualche bella canzoncina indie a condire il tutto, un po' di camera a mano e scivola via senza sussulti. Difficile, da parte mia, entrare in sintonia con qualcuno dei personaggi e alla fine, in questo genere di pellicole, spero sempre che appaia Leatherface armato di motosega a far giustizia di un po' tutto quello che succede. Un film al femminile, troppo anche per la mia parte lesbica. Amen.
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