Regia di Franco Rossetti vedi scheda film
Una delle rare regie di Franco Rossetti, autore che nei generi bassi ha sempre tentato di inserire argomentazioni alte. Riuscendo, se non altro parzialmente e a discapito del giudizio popolare, ad esprimere concetti che vanno ben oltre il cinema di genere.
Il secondo anniversario di nozze vede Emanuela (Sherry Buchanan) festeggiare assieme a un nutrito numero di invitati, ma in totale assenza del marito. La donna vive nella monotonia un'insoddisfatta vita borghese, contrassegnata da un matrimonio infelice, maltrattata dal coniuge Roberto (Brunello Chiodetti), ossessionata dal ricordo di un amore giovanile tragicamente finito, con una madre attempata (Catherine Zago) ma che non disdegna le attenzioni del giovane domestico. In più sua sorella Giovanna (Paola Montenero) ha scelto la via della prostituzione, arrivando a gestire un bordello (frequentato a sua insaputa dal coniuge). Quando incontra Paolo, giovane studente improvvisatosi venditore ambulante, rimane attratta dal suo modo garbato e gentile al punto di tentare di frequentarlo più in intimità. L'illusione di una relazione umana e affettiva con l'altro sesso presto sfuma nel dramma quando Paolo, assieme a tre amici sfaccendati, la violenta brutalmente. Il motore dello stupro è da ricercare nella sorella: l'incestuosa Giovanna l'attira nel bordello che gestisce, per congiungersi carnalmente a lei.
Franco Rossetti (1930 - 2018) è stato un regista poco prolifico, più attivo come sceneggiatore in particolare di film western. Ha però avuto il coraggio d'intraprendere percorsi non convenzionali, inserendosi nei filoni popolari del tempo senza rispettarne pienamente i codici, andando oltre i paradigmi del genere, affrontando così alla sua maniera il decamerotico (Una cavalla tutta nuda), la commedia sexy (Quel movimento che mi piace tanto) e il dramma erotico-incestuoso (Nipoti miei diletti). Ne Il mondo porno di due sorelle (circolato anche con inserti hard) attribuisce alla graziosa Sherry Buchanan (l'anno precedente, presente in una cruda sequenza ne La settima donna) il personaggio chiave di una pellicola dal gusto sadiano, vagamente ispirata al più celebre "Histoire d'O" per via del percorso formativo (in discesa) dell'ingenua e fragile protagonista di nome Emanuela. Nome che è anche causa di edizioni estere, tipo "Emanuelle & Joanna", orientate a spacciare il film, in versione soft, come appartenente al filone della Arsan o a quello di Joe D'Amato. L'idea di mettere al centro del racconto due sorelle d'opposto carattere e antitetica moralità (l'una fedele e timorata, l'altra disinibita e addirittura a capo di un bordello) forse può essere arrivata a Rossetti, anche autore della sceneggiatura, da un paio di opere che presentano molti punti di contatto. Tra il 1975 e il 1977 Mac Ahlberg dirige due film che presentano similitudini con Il mondo porno di due sorelle. Le sexsorelle, ossia Justine (Marie Forså) e Juliette (Anne Bie Warburg), sembrano avere molto in comune con Emanuela e Giovanna, mentre Molly primavera del sesso propone invece un'altra coppia: Molly (Marie Forså) ed Eva (Eva Axén), sorellastre adottive (e incestuose) in una famiglia borghese molto disinibita. Non solo, Rossetti sembra ripercorre, in maniera però cupa e drammatica, il tema centrale di Molly almeno per tutta la prima parte, durante la quale la virginale - ma nudissima - protagonista (peraltro somigliante in maniera impressionante a Camille Keaton) osserva, spia, guarda attraverso le molteplici fessure nelle stanze del bordello, adibite alle più varie perversioni. L'occhio sgranato di Emanuela, posta di fronte al sesso praticato, viene inquadrato più volte, in una perfetta sovrapposizione tecnica e figurativa con quanto accade a Marie Forså nei citati Le sexsorelle e Molly primavera del sesso.
Produzione realizzata con mezzi modesti, ma che riesce a raggiungere quell'intrigante risultato tipico delle migliori pellicole del cinema bis, grazie alla piacevole colonna sonora (a base di pianoforte, opera di Enzo Petti) e alla riuscita contaminazione tra cinema popolare e cinema ambizioso: due orientamenti apparentemente inconciliabili che contraddistinguono il film, ovvero un primo tempo banale e di prammatica sessualità in contrasto con una seconda parte esistenzialista, melodrammatica e quasi lacrimevole (il finale con le "due sorelle" avvinghiate come nel grembo materno). Il regista, ospite nell'agosto 2010 a una puntata di Stracult, dimostrava certa delusione per gli inserti hard girati con controfigure e a suo dire realizzati per il mercato estero. Lo possiamo comprendere perché in fondo si nota che le intenzioni, al di là dei pochi mezzi disponibili e della destinazione finale del prodotto, vanno ben oltre l'erotismo. Nel rispetto di una personale filosofia cinematografica, Rossetti prosegue il discorso già avviato nei precedenti lavori menzionati in apertura, tentando di mettere in luce - con pessimismo certo, considerando immutabile lo stato dei fatti - l'ipocrisia e il malcostume di una società bigotta, simboleggiata da una borghesia arroccata su posizioni disumane e materialiste, costituita da individui privi di affetti anche a livello familiare (la ninfomane madre di Emanuela e Giovanna, l'imprenditore edile che tratta la moglie come un oggetto cercando altrove soddisfazione sessuale). Non traccia poi un profilo edificante degli uomini in generale - di qualunque età o ceto sociale - per come si comportano, pensano e trattano il prossimo, tanto da far pronunciare con giusta ragione e senza mezze misure una significativa frase a Giovanna, nelle battute finali, quando Emanuela ha ormai perso ogni riferimento morale ed etico: "Qui (nel bordello, n.d.r.) c'è l'inferno ordinato, fuori c'è l'inferno nel caos. L'ordine è tutto, anche nel male. La forza e la dolcezza non possono coesistere nell'uomo ma in una donna sì, possono coesistere la forza e la dolcezza."
Nel tentativo di mediare tra necessità commerciali [1] e istinti d'autore, Rossetti ci offre un film che oscilla costantemente tra sexploitation e dramma, tra erotismo e sciagura, tra bellezza femminile e squallore ambientale. L'abbraccio finale tra le due sorelle nude nel letto, effettuato a doppia posizione fetale, non ha nulla di erotico. È dolce, romantico, affettuoso ma soprattutto profondamente tragico.
[1] Nei panni di Rossella, amica di famiglia e impiegata nella casa di piacere gestita da Giovanna (una Montenero con capelli corti e taglio a maschietto), è presente Marina Hedman. Il suo è un ruolo limitato e quasi subliminale - tiene un atteggiamento sadico e veste alla bisogna - nella versione visionata.
"Siamo come nel grembo di nostra madre. Perché ci hanno fatto uscire? Perché non siamo rimaste dentro di lei?"
(Giovanna)
"Mentre la tristezza si giustifica sia col ragionamento sia con l’osservazione, la gioia è basata su niente, partecipa del vaneggiare. Non si può essere gioiosi per il solo fatto di vivere; all’opposto, si è tristi non appena aperti gli occhi."
(EM Cioran)
Intervista a Franco Rossetti (a cura di Eugenio Ercolani)
F.P. 10/12/2021 - Versione visionata in lingua italiana come "Emanuelle and Joanna" (durata: 82'58")
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