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Ip Man: The Final Fight

Regia di Herman Yau vedi scheda film

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La recensione su Ip Man: The Final Fight

di Immorale
6 stelle

Ultimo adattamento cinematografico, almeno per il momento, sulla parabola  esistenziale dell’ormai celeberrimo  maestro di Wing Chun, il film di Yau ci mostra la fase finale della sua vita in una Hong Kong lacerata da mille tensioni politiche ed economiche. Il racconto, sviluppato in tono minore e crepuscolare, si attesta quindi su tematiche già trattate nei precedenti lavori (anche nel precedente “Ip Man – The legend is born” dello stesso Yau) adagiandosi su una coralità strutturale che dovrebbe, nell’intenzione della sceneggiatrice Erica Li, ben descrivere un’epoca confusionaria e di grandi contrasti sociali. Ma, purtroppo, tale scelta stilistica ottiene l’unico effetto di diluire la trama in troppi rivoli, a volte risolti (le vicende personali degli allievi di Ip Man) a volte inspiegabilmente rimossi, poco sviluppati o  non spiegati (le agitazioni sindacali, la vicenda connessa alla condotta corruttiva dell’ex allievo del maestro, il rapporto con la cantante Jenny). La stessa scelta di far raccontare l’intera vicenda dalla voce “off” del figlio del maestro (Ip Chun) da si un’aura realistico-documentaristica al tema ma contribuisce ulteriormente a rendere particolarmente didascalico il tutto, spezzettando la trama in quadretti a volte completamente slegati tra loro. L’umanizzazione antropologica del personaggio fa poi venir meno l’esigenza di mostrarci onnipresenti combattimenti (comunque ben bilanciati ed ottimamente coreografati) nonché la necessità di prevedere un antagonista principale, qui brevemente tratteggiato dall’ottimo Hung Yan Yan e mostratoci in azione solo nel suggestivo combattimento finale nella palestra clandestina (apparentemente con qualche debito formale nei confronti del Wong Kar Wai di “The Grandmaster”). Tutti questi elementi stilistici (maldestramente gestiti dal regista), onorevoli nella scelta di spostare il punto di vista dal combattente all’uomo, ottengono purtroppo anche l’effetto di depotenziare l’ottima prova di un ispirato Anthony Wong, perfetto nel tratteggiare un Ip Man malinconico e disilluso, conscio della propria mortalità e per questo desideroso di contatti umani comunque sviluppati con umiltà e delicatezza, nei congeniali modi poco invadenti del personaggio.

Sulla trama

Mesta.

Su Herman Yau

Indeciso.

Su Anthony Wong Chau-Sang

Convincente.

Su Eric Tsang

Abile.

Su Gillian Chung

Pugnace.

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