Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Il primo film americano di Hitchcock è anche una delle sue opere immortali.
Il periodo britannico funse da proficuo laboratorio per Hitchcock, e fece da preparazione a tutti i suoi pezzi da novanta americani di cui Rebecca è il degno capofila. Tutti gli elementi che in maniera non armonicissima Alfred aveva già messo in campo nella sua cinematografia precedente, qui giungono finalmente, e d'improvviso, a maturità sorprendente. Diventa addirittura difficile aggiungere qualcosa al tanto che è già stato detto e stradetto su questa pellicola enorme. Mi permetto quindi un parallelo, forse discutibile, con un altro capolavoro immenso uscito l'anno dopo, Quarto potere di Welles. Abbiamo a che fare in entrambi i casi con la presenza ossessiva di un defunto che grava sui personaggi, Kane più fisicamente (sappiamo tutto, fin troppo, di lui), Rebecca in una forma più sottile e maligna (non ne vedremo mai nemmeno una foto). E di ambedue, le testimonianze di chi l'ha conosciuto si assommano a formare le tessere di un puzzle irrisolvibile. La raccolta degli indizi su Rebecca è però assai più frammentaria: dallo sconvolgimento del marito ci figuriamo che fosse una moglie modello; dalla sorella di de Winter apprendiamo che l'inquietante governante Danvers provava una vera adorazione per Rebecca; Crawley, l'amico fraterno di de Winter, ci dice che Rebecca non aveva paura di nulla, era una sfrontata, ma adula altresì la seconda moglie riconoscendole doti come la gentilezza, la sincerità, la modestia (qualità che forse Rebecca non aveva?). Facciamo poi la conoscenza del cugino prediletto di Rebecca, uno scapolo farfallone, e qualche sospetto sull'integrità della donna cominciamo a nutrirlo. La conferma definitiva parrebbe arrivare dal marito, che ci svela che sì, odiava Rebecca, e che sì, ella era una donnaccia libertina che se la spassava alle sue spalle. Il quadro appare definitivo. Sino all'ultimo capovolgimento finale: Rebecca aveva un male incurabile, ed è andata incontro alla sua fine senza timori reverenziali, con l'alterigia che l'aveva sempre contrassegnata. Pietà e finanche ammirazione verso la donna si mescolano alla viva antipatia e alla repulsione accumulate fino a quel momento. L'incompiuto e inafferrabile fantasma di Rebecca brucia infine insieme a Manderley, e la sua R che scompare dietro le fiamme, tanto somiglia al Rosebud di Orson Welles.
Sequenze memorabili: certamente tutti i confronti ravvicinati fra la ragazza e la Danvers, o il lungo dialogo rivelatore fra De Winter e la moglie, o anche l'incendio di Manderley, dove la follia della Danvers trova la sua più piena consacrazione. Più di tutti, però è straordinariamente hitchcockiana la sequenza di primi piani nel tribunale: durante il frenetico interrogatorio il giudice, De Winter, la ragazza diventano un libro aperto per lo spettatore. Tensione drammatica e finezza psicanalitica solo in Hitchcock convivono con un simile equilibrio.
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