Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
A Montecarlo, la giovane dama di compagnia di una signora bisbetica conosce un affascinante e ricchissimo vedovo che, colpito dalla sua freschezza e ingenuità (peraltro in parte simulate), la sposa. Nel castello di famiglia la ragazza si sente sperduta e inadeguata al nuovo ruolo, costretta ad avere contatti quotidiani con la tetra governante e soprattutto a misurarsi nell’impari confronto con la prima moglie del marito, la defunta Rebecca, perfetto prototipo di ogni qualità mondana. Poi la verità, letteralmente, viene a galla: Rebecca tradiva continuamente il marito, che l’ha uccisa e ne ha nascosto il cadavere in un panfilo, facendolo poi affondare; il panfilo viene però recuperato, e con esso il corpo della donna. Al processo emerge tuttavia che Rebecca aveva una malattia incurabile, il che accredita l’ipotesi del suicidio. La governante, che nutriva un insano culto per la sua padrona, dà fuoco alla casa, morendo nell’incendio; i due sposi possono cominciare una nuova vita, libera dai fantasmi del passato. Primo film americano di Hitchcock, e unico ad aver vinto l’Oscar nella categoria principale (circostanza da commentare solo col silenzio). Comincia come una commedia, con una ragazza povera che fa la gatta morta per conquistarsi un marito; si sviluppa come un melodramma gotico; termina come un giallo giudiziario (la parte più debole delle tre). Come nel successivo Il sospetto, Joan Fontaine (il cui personaggio è addirittura privo di un nome, annichilito dall’ingombrante figura di Rebecca), con l’aria sempre intimidita e spaventata, non sa cosa pensare di un marito troppo diverso da lei. Ottimamente funzionale anche Laurence Olivier, imponente e scostante: in mezzo a tanti innocenti ingiustamente accusati di altre opere hitchockiane, è un colpevole che la fa franca; ma si sta con lui.
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