Regia di Claire Simon vedi scheda film
La Gare du Nord, la più grande stazione francese e forse la più grande d’Europa, è lo scenario in cui si svolge il film. In questo film l’ambientazione in un luogo anonimo e pieno di affollate solitudini è funzionale alla storia, o meglio alle storie, che si incrociano in questo scenario. Mi ha fatto ricordare come film “di stazione” L’homme blesse ed anche in quello la stazione era un luogo funzionale alla storia.
E’ un luogo in cui passano ad ogni momento migliaia di persone, tutte hanno fretta corrono da qualche parte, verso scale mobili o verso il treno o sono in giro nella stazione per qualche loro motivo, un treno che ritarda o una coincidenza da prendere. In questo luogo cosi anonimo e di transito e con una straniante musichetta di sottofondo emessa dagli altoparlanti di stazione c’è Ismael. E’ uno studente universitario che sta preparando la sua tesi di laurea sulla stazione intesa come villaggio globale e per mantenersi effettua delle interviste alle persone. Tutti cercano di sottrarsi senza nemmeno voltarsi ma non così Mathilde, una donna vestita in modo molto sobrio e ancora attraente. E’ una docente di università in pensione e si capisce dallo sguardo, dalla ricerca di un contatto umano che non deve essere un periodo buono per lei. Ismael riesce ad entrare in sintonìa con lei e viceversa e i suoi passaggi giornalieri in stazione diventano un momento importante per lei e anche per lui. Mathilde va ogni giorno in ospedale per prepararsi ad un grosso intervento chirurgico per un tumore. Questo lo si saprà solo alla fine e stupisce la solitudine di questa donna, così affascinante ed intelligente, in questo momento così drammatico. Ismael diventa per Mathilde molto importante e attraverso di lui scopre la Gare du Nord, non come distratto passeggero. Altro personaggio della stazione è Sacha. Lui lavora in stazione ed effettua, o meglio dovrebbe effettuare, delle candid camera (chi ha la mia età le chiamerebbe “specchio segreto” come quelli fatti da Nanny Loi). Ma anche per lui il momento non è buono, la figlia è sparita in stazione. Forse è scappata di casa insieme al suo cane e Sacha la cerca stando tutto il tempo in stazione, distribuendo foto della ragazza e chiedendo a tutti. Poi c’è una bella ragazza, che era stata anche allieva di Mathilde e che incontra in stazione, ed ora fa l’agente immobiliare ed ha una famiglia in crisi e due figli. Ha un capo che la insolentisce per telefono, aspetta clienti che non arrivano, deve portare una mazzetta di soldi a Londra per conto del capo. E’ molto intelligente l’incastro che la regista realizza tra le diverse storie e i passaggi tra una storia e l’altra, ricorda un po’ uno scambio di binario, due treni arrivano e ognuno va da una parte e il regista in questo luogo di incrocio dei personaggi cambia e segue l’altro fino a ritrovare quello che ha lasciato al prossimo scambio. Molto fluido, intelligente e ben fatto.
Un ottimo film, brava la regista e gli attori e su tutti Mathilde (Nicole Garcia).
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