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Lo sconosciuto del lago

Regia di Alain Guiraudie vedi scheda film

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La recensione su Lo sconosciuto del lago

di barabbovich
8 stelle

Avete già visto film come Shortbus, Ken Park o Shame? Beh, sappiate che quella è robetta per collegiali di buona famiglia. Qui se non siete gay o non avete le pareti dello stomaco rivestite di piombo troverete cose davvero forti, incursioni esplicite nel porno per omosessuali. Ecco, il film voleva suscitare scandalo e ci è riuscito. Peccato che Alain Guiraudie, premiato a Cannes per la migliore regia, non abbia voluto evitare di ricorrere a qualche ellissi e abbia mostrato di tutto: fellatio, scene di sodomia, masturbazione, genitali maschili ripresi dal basso e puntualmente collocati proprio lì dove andranno i sottotitoli. Elementi non esattamente essenziali al racconto, o almeno non tutti. Peccato perché il film, a parte la sua audacia nell'offrire pubi maschili in dettaglio, ha molto da dire e lo fa ottenendo il massimo risultato con il minimo dei mezzi. Nel sud della Francia, tra il bosco e la spiaggia per nudisti che circondano un lago, alcuni omosessuali si incontrano scambiandosi sesso e neppure una informazione su come si chiamano. L'eros in camporella si consuma in mezzo ai rovi, una botta e via, tra guardoni e gelosie effimere. Franck (Deladonchamps) si invaghisce del bel Michel (Paou) e nel frattempo scambia qualche chiacchiera con un uomo solitario (d'Assumçao), il solo a non presentarsi puntualmente in costume adamitico. Un giorno Franck vede Michel affogare il suo compagno. Partono le indagini della polizia, tutto continua come se nulla fosse e Franck ingaggia una storia passionale, pericolosa e turbolenta con Michel.
Non diremo altro sulla trama, che prende inequivocabilmente una pista gialla. Sul film, invece, va detto che - al di là del gusto di scandalizzare - riesce a ricostruire a tutto tondo e in maniera anche (auto)critica il mondo omosessuale: la fugacità delle relazioni, lo sprezzo per il pericolo a favore dell'appagamento dei bisogni primari a tutti i costi, la miscela di eros e thanatos sempre pronta ad esplodere. E infatti il copione mette in bocca proprio ai due elementi periferici a tutta la vicenda, lo sconosciuto appartato con un passato eterosessuale e l'ispettore di polizia, il punto di vista altro, completando così la tavolozza di colori che raffigura il mondo gay in tutta la sua eterogeneità. Lo stile è asciutto, a tratti straniante, senza musica, con espedienti narrativi circolari (la macchina di Franck, che viene parcheggiata tutti i giorni sotto lo stesso albero) che restituiscono il senso di coazione a ripetere del protagonista. Un'opera che sta tra Cruising, Un altro pianeta e Sotto la sabbia, con l'aggiunta di una dose davvero massiccia di voyeurismo.

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