Regia di Carlo Sarti vedi scheda film
Gabriele traduce libri di cucina ma vorrebbe scrivere romanzi. Si sopravvaluta affermando che «quando una ragazza mi piace, divento un imbecille». In realtà, imbecille lui lo è sempre. Sommerso dalle bollette e pressato dalle banche, pensa a voce alta in modo da risparmiare a sceneggiatori e regista il gravoso compito di elaborarne una dimensione psicologica che vada al di là del sistema binario. A dividere oneri e onori del suo appartamento arriva Fabio, detto Fabiolous, l’altro lato dell’idiozia. Festaiolo e mononeuronale, ha una sola occupazione: «Studio le femmine dell’homo sapiens. Ma niente teoria, solo pratica sul campo». Tra seratine a quattro dai dialoghi inascoltabili ed escursioni in discoteche ricostruite in bilocali con angolo cottura, la loro esistenza girata in qualità MiniDv si intreccia a misteriosi omicidi. Bucci vs Muñiz, in trasloco (speriamo momentaneo) dal piccolo al grande schermo con la benedizione di Beruschi e della Caprioglio, due che di scult se ne intendono. Il match finisce zero a zero e tutti a casa, con nelle orecchie una litania omofoba di battutine su donne e gay e, negli occhi, una copia formato televendita di un film con Fabio Volo. Solo che alle due di notte, qui, filtra il sole dalle finestre, mentre si insulta la Storia del cinema evocando le comiche di Buster Keaton (!), La finestra sul cortile (!!), la parrucca rosa di Natalie Portman in Closer (!!!) e l’opera di Ermanno Olmi («il cinema è aperto. Danno L’albero delle zoccole»). Scavando scavando, la commedia italiota ha trovato il fondo.
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