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Re per una notte

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Re per una notte

di alan smithee
10 stelle

Il successo e la fama come unica soluzione per un futuro: quando il talento non basta, e la volontà di divenire un personaggio pubblico è lo scopo unico e totalizzante per un brillante comico in cerca di affermazione, l’unica possibilità è sognare, o mettere in atto una strategia per far si che la fama e la notorietà diventino palpabili e non più un miraggio tra personaggi di cartapesta stampati sulla carta da parati.

Ad inizio anni ’80, quando la televisione stava organizzandosi verso lo strumento dei talk show ibridando informazione e spettacolo sullo stile del futuro e trentennale David Letterman Show, il brillante comico Jerry Langford tiene sott o scacco masse di pubblico da primato, e la sua fama gli rende sin problematico gestire una vita privata al contrario organizzata nella sostanziale solitudine tra agi e servitù obbediente.

Rupert Pupkin al contrario ha il talento per tener testa al mito di Jerry, ma non riesce a sfondare.

L’incontro tutt’altro che fortuito tra i due suggella l’inizio di un tormentato “rapporto di coppia” che sfocia in un rapimento a scopo di estorsione: ma non per soldi, più semplicemente per catturare l’interesse della gente.

Scorsese cambia registro rispetto alle sue mirabili opere precedenti, quasi tutte anche successi commerciali, e ci dipinge un ritratto cinico e spietato di un’America che sogna certo, ma anche disposta ad agire a qualunque prezzo pur di far si che il sogno diventi realtà.

Robert De Niro

Re per una notte (1983): Robert De Niro

Jerry Lewis, Robert De Niro

Re per una notte (1983): Jerry Lewis, Robert De Niro

Anche a costo di umiliarsi, di delinquere, pur di sfondare e raggiungere la notorietà tanto agognata, quella che fa dimenticare gli intrallazzi e le meschinerie, le illegalità messe in atto per ottenere il risultato. “Il fine che giustifica i mezzi” da una parte, per un film già di per sé acuto e notevolissimo  che tuttavia, visto oggi, dal duemila in avanti, si rivaluta ulteriormente alla luce di quel che è successo alla televisione in questi ultimi anni.

Degradata a puro entertainment e a reality “gossiparo” ove alle storie dei vip si alternano quelle delle persone qualunque che, disposte a divenire star come e più delle prime, si prestano a manipolazioni e sensazionalismi senza ritegno né pudore, la televisione diveniva ad inizio anni ’80 il veicolo del divismo alla portata di chiunque che invece il cinema non permetteva, elitario e in qualche modo pur sempre legato a doti o capacità di interpretazione che in qualche modo, salvo casi eccezionali, diventano fattori insostituibili ed elitari in grado di fare la differenza e discriminare chi può farcela da chi invece  deve cambiare mestiere.

A quel punto la volontà conta più di ogni altra cosa, ed il dubbio che Rupert Pupkin sia anche davvero bravissimo, o solo un furbo millantatore, passa in subordine  perché il carattere e la determinazione finiscono per avere la meglio sull’attitudine e sulle capacità.

Robert De Niro, Jerry Lewis

Re per una notte (1983): Robert De Niro, Jerry Lewis

Diahnne Abbott, Robert De Niro

Re per una notte (1983): Diahnne Abbott, Robert De Niro

Circostanza che è la regola che governa il mondo televisivo odierno a livello pressoché mondiale.

Fantastico Robert De Niro, irrefrenabile e a suo modo mostruoso, non da meno Jerry Lewis che in qualche modo si racconta in una versione satirica e pure drammatica che vede il comico estroso ed irresistibile confinato nel privato in un mondo di solitudine e tristezza deliberato e ricercato fino ad apparire spietato, scontroso in una sorta di delirio di onnipotenza che lo porta alla frustrazione.

Ognuno degli attori aggiunge - non possiamo sapere quanto volontariamente o quanto in misura imposta dall'autore - qualcosa di personale: di Jerry abbiamo accennato al carattere scontroso che conferma la fama contraddittoria di molti comici; di Robert ad esempio possiamo accennare alla sua preferenza per le donne di colore, dato di fatto che lo ha sempre caratterizzato pure nella vita sentimentale privata, oltre che qui nel film.

Quasi a voler essere coerenti con lo spirito del film che alterna la spietata realtà dei fatti, al sogno del comco mancato che si vede, nel suo delirio incontrollato, all'apice del successo, corteggiato dai suoi stessi miti irraggiungibili, riverito come un amuleto sacro.

Tra i personaggi minori più riusciti, Sandra Bernhard, in quegli anni fenomeno notissimo di gossip – nonché amica molto intima di Madonna - più che rappresentate di un vero e genuino talento artistico, incarna alla perfezione la figura nevrotica della ricca giovane ereditiera tutta persa ad idolatrare un mito che al contrario la compatisce e la rifugge con la più solerte, accanita determinazione.

Il film fu un clamoroso fallimento commerciale e la critica imparò a valorizzarlo come una delle opere più potenti del grande maestro italoamericano solo in seguito, con molto ritardo, riconoscendo troppo tardi le virtù di preveggenza che la pellicola contiene a proposito di quello che sarà negli anni avvenire il destino (e la deriva etico-morale) del mondo dello spettacolo televisivo.

 

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