Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
Il potere contro la virtù, l'immagine contro la parola. Mi chiedo cosa mi sia rimasto più impresso: le didascalie che ripetono all'infinito sempre gli stessi concetti esistenziali (KING LEAR AN APPROACH, POWER vs VIRTUE, VIRTUE vs POWER, NO THING) o le immagini: Sellars che corre in un bosco con la pellicola in mano, o sempre lui che cammina alla ricerca dell'ispirazione e le persone che lo seguono imitandolo e copiandolo; un tulipano praticamente fotografato, primissimi piani su volti immobili e opere d'arte pittoriche anch'esse inanimate che esplodono il potere dell'immagine; o una mano che ridona vita ai fiori senza petali riattaccandoglieli, tra l'altro in maniera innaturale a tal punto che il risultato ottenuto è grezzo in quanto è più che visibile (e ritengo che sia intenzionale) la pellicola che gira al contrario e che salta alcuni fotogrammi; o ancora la genuinità delle inquadrature portate alla semplicità assoluta al di fuori della concezione contemporanea: lunghissimi piani sequenza con la camera fissa, zoom manuali che vanno a scatti e che sostituiscono il carrello. Cos'è, se non l'approccio al testo di Shakespeare a fare di questo film un'opera geniale? Provo a chiedermi se mai mi avrebbe sfiorato un'idea del genere: prendere un'opera più che nota, già da altri proposta, al cinema e a teatro. Come fare a sottolineare ciò che più importa, secondo i miei parametri, di quell'opera? Come selezionare l'apice e riproporlo? Il modo in cui Godard persegue questo obiettivo è sofisticato e ben riuscito e le battute prese dall'opera di Shakespeare restano. "Non erano uomini di parola: hanno detto che ero tutto. E invece era una menzogna.", "Non sono niente, nulla", "Sono così infelice che non so far sollevare il mio cuore fino alle labbra". Questi concetti ripetuti all'ossessione sono però domande esistenziali a cui non mi sono mai sottratto. Cosa sono? E perché per l'essere umano conta così tanto il potere? E qual è la sua virtù? Non è forse l'eterna domanda che formuliamo su noi stessi che mette in luce la nostra essenza? E non è forse il nostro interrogarci sul senso della vita, la nostra coscienza della solitudine cosmica, a distinguerci, almeno in apparenza, dagli altri esseri viventi? Allora questo film celebra non solo Godard-l'artista, ma anche l'uomo. E condanna un mondo dove qualsiasi arte è andata distrutta e tutto è affidato alle mani dell'uomo che vuole salvare la propria identità. Queste sono le idee che mi sono rimaste, ma senza dubbio questo film può ispirare mille altre considerazioni. Da rivedere.
La colonna sonora? Il canto naturale degli uccelli nel silenzio assoluto e la voce umana fuori campo.
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