Regia di Michele Mellara, Alessandro Rossi vedi scheda film
Zone che resistono alla cementificazione, brandelli di verde sottratti allo sviluppo delle megalopoli, il pervicace lavoro di uomini che chiedono pause di riflessione all’implacabile incedere del progresso. Che si è dimenticato la terra, si è dimenticato da dove nasce la vita. God Save the Green, distribuito dalla Cineteca di Bologna, è un giro del mondo in 72 minuti, alla ricerca di persone che tentano la via di un’altra economia, conscie che coltivare il territorio vuol dire anche coltivare le persone, poter fondare nuove comunità, permettere di negarsi alle logiche di un capitalismo che in tempo di crisi non produce, di un consumismo che, prima di tutto, consuma. Dall’ultimo giardino di Casablanca alle colture idroponiche gestite da donne brasiliane a Teresina, dalle bidonville di Nairobi, dove l’agricoltura prospera in bianchi sacchi bucherellati, ai giardini pensili sui tetti di Torino, passando per le aree comuni berlinesi e i gesti di un giardiniere guerrigliero, che crede un fiore in un’aiuola un atto artistico: cartoline dal mondo, per un documentario didattico che in scientifici blow up sui frutti della terra trova la vita al lavoro, mentre il paesaggio urbano, intorno, la soffoca. La voce narrante di Angela Baraldi (con le musiche del sodale Massimo Zamboni) cuce insieme i frammenti, in considerazioni sociologiche, politiche ed esistenziali che nella forma inciampano nel poetismo.
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