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Il re di Poggioreale

Regia di Duilio Coletti vedi scheda film

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La recensione su Il re di Poggioreale

di mm40
3 stelle

Un piccolo boss napoletano, durante la seconda guerra mondiale, fa in modo che i suoi cari e i vicini di quartiere stiano bene. Per questo viene soprannominato ‘il re di Poggioreale’. Ma alla fine della guerra la situazione diventa dura anche per lui, che così architetta un piano per introdursi in Vaticano e sottrarre il tesoro di San Gennaro.

I presupposti per una pellicola memorabile, che lasciasse il segno c’erano tutti, eppure Il re di Poggioreale è un titolo che finisce nel dimenticatoio molto presto e, va rilevato a malincuore, nemmeno a torto. Quella che risulta essere l’unica incursione di John Fante nel cinema italiano (ma lo scrittore italoamericano collaborò a una manciata di altri copioni, sempre all’estero) è un’operina striminzita nella quale non basta un istrionico Ernest Borgnine all’apice della forma come protagonista per risollevare le sorti di una storia pur avvincente, ma messa in scena in maniera piatta e incolore. Sul copione non c’è solo la firma dell’autore di Chiedi alla polvere, ma troviamo anche quelle di Giuseppe Mangione e di Vittoriano Perilli, onestissimi artigiani dell’epoca; i problemi cominciano però con la scelta di far dirigere un lavoro non privo di implicazioni civili, morali, nel quale un occhio di riguardo va tenuto sugli aspetti di critica sociale, a un mestierante del cinema popolare come Duilio Coletti, proveniente da un quarto di secolo – avendo esordito nella seconda metà degli anni Trenta – di melodrammi, cappa & spada, film bellici da due soldi. Coletti fa il possibile e a conti fatti rende la pellicola sufficientemente piacevole, ma nulla di più; l’idea che si sia trattata di un’occasione sprecata è pertanto forte. Altri interpreti: Nino Vingelli, Salvo Randone, Sergio Tofano (lui, Sto, il creatore del Signor Bonaventura), Aldo Giuffrè, Max Cartier, Guido Celano, Yvonne Sanson, Giacomo Furia, Lino Ventura, Keenan Wynn e Carlo Pisacane, noto anche come Capannelle. Musiche: Carlo Savina; scene: Piero Gherardi; fotografia: Leonida Barboni. 3,5/10.

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