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Si alza il vento

Regia di Hayao Miyazaki vedi scheda film

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La recensione su Si alza il vento

di Antisistema
9 stelle
Con "Si Alza il Vento" (2013), concludo il ciclo di recensioni dedicati ai film di Miyazaki, di cui ora i lettori avranno in mente tutte le basi per poterne approfondire la sua figura e la poetica.
Seppur difficile, non è raro per un artista realizzare una o due opere di alto livello, ripetersi nel tempo però è tutt'altra cosa, figurarsi poi concludere in bellezza la propria carriera artistica con una pellicola eccellente (anche se il regista smentirà il suo ritiro successivamente). Hayao Miyazaki durante la sua quarantennale carriera ha saputo mantenere la sua filmografia su livelli molto buoni, raggiungendo gli apici con "La Principessa Mononoke" e "La Città Incantata". È deleterio pretendere il capolavoro da un regista che ha oltre settant'anni, perché oramai ha finito di comunicare tutto ciò che aveva da dire con le precedenti opere. Nonostante ciò, Miyazaki riesce a concludere la sua carriera con un capolavoro, impresa in precedenza riuscita solo a pochi grandi. Con "Si Alza il Vento", oltre alla regia, il cineasta si occupa anche del soggetto (la storia è tratta da un suo manga e in parte dall'omonimo libro di Tetsuo Hori) e della sceneggiatura. L'opera venne distribuita nei nostri cinema dalla Lucky Red solo per quattro giorni, per via dello scarso appeal commerciale dell'opera in Italia. 
 

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Si alza il vento (2013): scena


Come tutti i film del regista in questione la storia è semplice: Jiro Horikoshi è un ragazzo appassionato di aviazione che ha un sogno, costruire il miglior aereo possibile. Il ragazzo, siccome è affetto da miopia, non potrà mai pilotare tali mezzi e, per questo, decide di dedicarsi alla sola progettazione, dando così pieno sfogo alla sua fantasia. Tra viaggi nei vari luoghi del Giappone e all'estero, assisteremo alle varie vicende che nel corso della vita hanno segnato Jiro tra alterne fortune e sfortune, che lo porteranno infine a realizzare il famoso aereo da guerra "Mitsubishi A6M Zero".
 

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Si alza il vento (2013): scena


A prima vista si può subito notare come la struttura narrativa non diverga molto dalla linearità che permea tutte le opere del regista, anche se questo non è mai stato un difetto, visto che nel cinema conta non tanto il "cosa", ma il "come" la storia venga narrata, facendo un sapiente uso del mezzo registico, del quale Miyazaki è un esperto conoscitore, visto che grazie ad esso ha potuto costruire numerose sequenze visionarie. Stavolta invece il regista sorprende gli spettatori optando per un film biografico, ponendosi all'apparenza in netta antitesi rispetto ai suoi lavori. Niente di più sbagliato, nonostante il realismo del film: Miyazaki riesce a infondere il suo tocco nell'opera, infarcendola con svariate sequenze oniriche dal forte impatto visionario. 
Infatti Jiro matura sempre più il sogno di costruire degli aerei che permettano all'uomo di librarsi nel cielo, anche grazie alla scintilla scoccata dall'incontro avuto in sogno con l'eccentrico conte Caproni, un ingegnere dell'aviazione Italiana, che sarà nel corso del film una sorta di guida spirituale per il ragazzo. Nonostante i nobili intenti di Jiro, i cui sogni sono ambientati in un bucolico Eden di pace e serenità, molto spesso essi (specialmente nell'ambito scientifico) devono scontrarsi con la dura realtà, facendo sì che vengano contaminati e sfruttati per gli scopi più abietti e meschini. Gli aerei, secondo la visione del protagonista e di Caproni, avrebbero dovuto trasportare persone, unendo così popoli che si trovano a molta distanza tra loro, finendo con l'abbattere, secondo una visione social-marxista tipica di Miyazaki, i confini tra le nazioni.
Purtroppo la dura realtà costringe Jiro a dover scendere a compromessi, per ottenere finanziamenti che solo i militari sono disposti a concedere, a causa dell'utilità bellica delle sue creazioni. Così gli aerei, come molte altre invenzioni, da simbolo di unione e speranza, sono divenuti uno strumento che semina morte e distruzione, finendo con il portare odio e diffidenza (per via delle tecnologie in essi impiegate, che le varie nazioni custodiscono gelosamente) tra i popoli.
Ulteriore dilemma sulla realizzazione del proprio sogno è che per concretizzarlo non solo bisogna scendere a compromessi, ma è necessario investire ingenti somme di denaro che potrebbero invece essere spese per aiutare gran parte della popolazione bisognosa dei beni di prima necessità.
Però un sogno da realizzare, senza un vento che ci sospinga alle spalle, non è destinato a durare a lungo, e questo vento è incarnato dalla dolce Nahoko. Ella, grazie alla sua fervida immaginazione, riesce a coltivare la sua passione per la pittura creando degli splendidi quadri in cui mette tutta sé stessa. Nahoko, data la sua fragilità, senza Jiro non si sosterebbe da sola in piedi, ma anche Jiro senza la sua presenza non avrebbe un porto sicuro in cui rifugiarsi dopo una lunga e stancante giornata lavorativa. Analizzando il personaggio di Nahoko, sembra che ci si ritrovi innanzi alla figura della "donna angelo" tanto decantata dai poeti della scuola del "Dolce Stilnovo", per via della sua purezza quasi eterea che consente a Jiro, nell'arco di una breve quanto intensa storia d'amore, di poter continuare a coltivare il sogno di costruire aerei che possano elevare l'uomo verso il cielo, liberandolo dalle catene che lo imprigionano al suolo. 
 

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Si alza il vento (2013): scena


Il comparto tecnico del film, come da tradizione per lo Studio Ghibli, è eccellente, con disegni e animazioni che presentano una tecnica modernissima, la quale occasionalmente fa uso di uno spazio tridimensionale per mettere in pratica idee visive altrimenti impraticabili allo stesso livello di perfezione. Degna di menzione è l'eccellente ricostruzione - precisa sin nei minimi particolari - del Giappone a cavallo del periodo tra le due Guerre Mondiali, contraddistinto da un rapido sviluppo urbano e tecnologico, in netta antitesi rispetto alla maggior parte della popolazione totalmente aliena al progresso scientifico, essendo ancora legata alla vita di campagna con i suoi ritmi lenti.
La regia a livello tecnico è di alto profilo, presentando sequenze come quelle dei sogni d'infanzia con Caproni, del terremoto di Kanto, del corteggiamento tra i due giovani con l'aeroplanino di carta, dell'incontro con Nahoko sulla collina e tanti altri piccoli sprazzi di poesia, che creano un quadro complessivo ricco di sottotesti dal grande spessore sentimentale, sublimato in una maturità stilistica e soprattutto umana appartenente solo ai grandi autori.
Per quanto concerne le musiche, Hisaishi alla colonna sonora questa volta si eclissa, scegliendo dei componimenti malinconici e crepuscolari in linea con il periodo storico degli anni '20, che però non si sovrappongono mai alla storia. Proprio per dare un taglio più documentaristico alla vicenda narrata, Miyazaki ha l'interessante idea di usare voci umane per ricreare gli effetti sonori; una sperimentazione senza ombra di dubbio interessante.
 

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Si alza il vento (2013): scena


In sostanza, seppur la pellicola possa risultare atipica raffrontandola con le precedenti opere del regista, alla fine è il film dove viene fuori la vera natura di Miyazaki con tutte le sue contraddizioni: pacifista e amante degli aerei da combattimento, ecologista e appassionato di motori, profondamente legato ai valori del proprio Paese e ammiratore della tecnologia e del pragmatismo occidentali. Il fluire di tutti questi elementi contribuisce a fare di "Si Alza il Vento" l'ideale testamento spirituale di una quarantennale carriera.
Certo, il fatto che sia il suo ultimo film non deve farci dimenticare i difetti rintracciabili: nella netta separazione tra la vita lavorativa e la vita privata di Jiro che risultano due entità poco interagenti tra loro (non a caso nella seconda parte il montaggio soffre in qualche frangente) e in un'eccessiva idealizzazione della figura del conte Caproni, che non era un uomo di così nobili principi visti gli affari conclusi con il governo fascista, che nel film invece tanto disprezza (ma d'altronde i sogni, essendo prodotti dalla nostra mente, finiscono con l'idealizzare spesso le persone che stimiamo).
 

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Si alza il vento (2013): scena


Concludendo, si può dire che Miyazaki riesce a chiudere la sua carriera al massimo dello splendore, con un film un po' atipico per i suoi canoni e, per questo, a livello soggettivo potrebbe piacer poco ai suoi fan storici, ma oggettivamente l'opera è riuscita, tanto da guadagnarsi lo status di capolavoro. 
Con il ritiro di Miyazaki abbiamo perso non solo un eccellente regista d'animazione, ma anche uno degli ultimi baluardi del cinema classico. Le sue opere resteranno sempre a disposizione per le nuove generazioni di registi d'animazione, le quali impareranno come si possa coniugare insieme intrattenimento, incassi (perché i film di Miyazaki sono sempre stati realizzati con budget molto alti, rispetto alle pellicole dei suoi colleghi e, per questo, dovevano ottenere grossi introiti al botteghino) e autorialità.
 

 

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