Con "Si Alza il Vento" (2013), concludo il ciclo di recensioni dedicati ai film di Miyazaki, di cui ora i lettori avranno in mente tutte le basi per poterne approfondire la sua figura e la poetica.
Seppur difficile, non è raro per un artista realizzare una o due opere di alto livello, ripetersi nel tempo però è tutt'altra cosa, figurarsi poi concludere in bellezza la propria carriera artistica con una pellicola eccellente (anche se il regista smentirà il suo ritiro successivamente). Hayao Miyazaki durante la sua quarantennale carriera ha saputo mantenere la sua filmografia su livelli molto buoni, raggiungendo gli apici con "La Principessa Mononoke" e "La Città Incantata". È deleterio pretendere il capolavoro da un regista che ha oltre settant'anni, perché oramai ha finito di comunicare tutto ciò che aveva da dire con le precedenti opere. Nonostante ciò, Miyazaki riesce a concludere la sua carriera con un capolavoro, impresa in precedenza riuscita solo a pochi grandi. Con "Si Alza il Vento", oltre alla regia, il cineasta si occupa anche del soggetto (la storia è tratta da un suo manga e in parte dall'omonimo libro di Tetsuo Hori) e della sceneggiatura. L'opera venne distribuita nei nostri cinema dalla Lucky Red solo per quattro giorni, per via dello scarso appeal commerciale dell'opera in Italia.
Come tutti i film del regista in questione la storia è semplice: Jiro Horikoshi è un ragazzo appassionato di aviazione che ha un sogno, costruire il miglior aereo possibile. Il ragazzo, siccome è affetto da miopia, non potrà mai pilotare tali mezzi e, per questo, decide di dedicarsi alla sola progettazione, dando così pieno sfogo alla sua fantasia. Tra viaggi nei vari luoghi del Giappone e all'estero, assisteremo alle varie vicende che nel corso della vita hanno segnato Jiro tra alterne fortune e sfortune, che lo porteranno infine a realizzare il famoso aereo da guerra "Mitsubishi A6M Zero".
A prima vista si può subito notare come la struttura narrativa non diverga molto dalla linearità che permea tutte le opere del regista, anche se questo non è mai stato un difetto, visto che nel cinema conta non tanto il "cosa", ma il "come" la storia venga narrata, facendo un sapiente uso del mezzo registico, del quale Miyazaki è un esperto conoscitore, visto che grazie ad esso ha potuto costruire numerose sequenze visionarie. Stavolta invece il regista sorprende gli spettatori optando per un film biografico, ponendosi all'apparenza in netta antitesi rispetto ai suoi lavori. Niente di più sbagliato, nonostante il realismo del film: Miyazaki riesce a infondere il suo tocco nell'opera, infarcendola con svariate sequenze oniriche dal forte impatto visionario. Infatti Jiro matura sempre più il sogno di costruire degli aerei che permettano all'uomo di librarsi nel cielo, anche grazie alla scintilla scoccata dall'incontro avuto in sogno con l'eccentrico conte Caproni, un ingegnere dell'aviazione Italiana, che sarà nel corso del film una sorta di guida spirituale per il ragazzo. Nonostante i nobili intenti di Jiro, i cui sogni sono ambientati in un bucolico Eden di pace e serenità, molto spesso essi (specialmente nell'ambito scientifico) devono scontrarsi con la dura realtà, facendo sì che vengano contaminati e sfruttati per gli scopi più abietti e meschini. Gli aerei, secondo la visione del protagonista e di Caproni, avrebbero dovuto trasportare persone, unendo così popoli che si trovano a molta distanza tra loro, finendo con l'abbattere, secondo una visione social-marxista tipica di Miyazaki, i confini tra le nazioni. Purtroppo la dura realtà costringe Jiro a dover scendere a compromessi, per ottenere finanziamenti che solo i militari sono disposti a concedere, a causa dell'utilità bellica delle sue creazioni. Così gli aerei, come molte altre invenzioni, da simbolo di unione e speranza, sono divenuti uno strumento che semina morte e distruzione, finendo con il portare odio e diffidenza (per via delle tecnologie in essi impiegate, che le varie nazioni custodiscono gelosamente) tra i popoli. Ulteriore dilemma sulla realizzazione del proprio sogno è che per concretizzarlo non solo bisogna scendere a compromessi, ma è necessario investire ingenti somme di denaro che potrebbero invece essere spese per aiutare gran parte della popolazione bisognosa dei beni di prima necessità. Però un sogno da realizzare, senza un vento che ci sospinga alle spalle, non è destinato a durare a lungo, e questo vento è incarnato dalla dolce Nahoko. Ella, grazie alla sua fervida immaginazione, riesce a coltivare la sua passione per la pittura creando degli splendidi quadri in cui mette tutta sé stessa. Nahoko, data la sua fragilità, senza Jiro non si sosterebbe da sola in piedi, ma anche Jiro senza la sua presenza non avrebbe un porto sicuro in cui rifugiarsi dopo una lunga e stancante giornata lavorativa. Analizzando il personaggio di Nahoko, sembra che ci si ritrovi innanzi alla figura della "donna angelo" tanto decantata dai poeti della scuola del "Dolce Stilnovo", per via della sua purezza quasi eterea che consente a Jiro, nell'arco di una breve quanto intensa storia d'amore, di poter continuare a coltivare il sogno di costruire aerei che possano elevare l'uomo verso il cielo, liberandolo dalle catene che lo imprigionano al suolo.
Il comparto tecnico del film, come da tradizione per lo Studio Ghibli, è eccellente, con disegni e animazioni che presentano una tecnica modernissima, la quale occasionalmente fa uso di uno spazio tridimensionale per mettere in pratica idee visive altrimenti impraticabili allo stesso livello di perfezione. Degna di menzione è l'eccellente ricostruzione - precisa sin nei minimi particolari - del Giappone a cavallo del periodo tra le due Guerre Mondiali, contraddistinto da un rapido sviluppo urbano e tecnologico, in netta antitesi rispetto alla maggior parte della popolazione totalmente aliena al progresso scientifico, essendo ancora legata alla vita di campagna con i suoi ritmi lenti. La regia a livello tecnico è di alto profilo, presentando sequenze come quelle dei sogni d'infanzia con Caproni, del terremoto di Kanto, del corteggiamento tra i due giovani con l'aeroplanino di carta, dell'incontro con Nahoko sulla collina e tanti altri piccoli sprazzi di poesia, che creano un quadro complessivo ricco di sottotesti dal grande spessore sentimentale, sublimato in una maturità stilistica e soprattutto umana appartenente solo ai grandi autori. Per quanto concerne le musiche, Hisaishi alla colonna sonora questa volta si eclissa, scegliendo dei componimenti malinconici e crepuscolari in linea con il periodo storico degli anni '20, che però non si sovrappongono mai alla storia. Proprio per dare un taglio più documentaristico alla vicenda narrata, Miyazaki ha l'interessante idea di usare voci umane per ricreare gli effetti sonori; una sperimentazione senza ombra di dubbio interessante.
In sostanza, seppur la pellicola possa risultare atipica raffrontandola con le precedenti opere del regista, alla fine è il film dove viene fuori la vera natura di Miyazaki con tutte le sue contraddizioni: pacifista e amante degli aerei da combattimento, ecologista e appassionato di motori, profondamente legato ai valori del proprio Paese e ammiratore della tecnologia e del pragmatismo occidentali. Il fluire di tutti questi elementi contribuisce a fare di "Si Alza il Vento" l'ideale testamento spirituale di una quarantennale carriera. Certo, il fatto che sia il suo ultimo film non deve farci dimenticare i difetti rintracciabili: nella netta separazione tra la vita lavorativa e la vita privata di Jiro che risultano due entità poco interagenti tra loro (non a caso nella seconda parte il montaggio soffre in qualche frangente) e in un'eccessiva idealizzazione della figura del conte Caproni, che non era un uomo di così nobili principi visti gli affari conclusi con il governo fascista, che nel film invece tanto disprezza (ma d'altronde i sogni, essendo prodotti dalla nostra mente, finiscono con l'idealizzare spesso le persone che stimiamo).
Concludendo, si può dire che Miyazaki riesce a chiudere la sua carriera al massimo dello splendore, con un film un po' atipico per i suoi canoni e, per questo, a livello soggettivo potrebbe piacer poco ai suoi fan storici, ma oggettivamente l'opera è riuscita, tanto da guadagnarsi lo status di capolavoro. Con il ritiro di Miyazaki abbiamo perso non solo un eccellente regista d'animazione, ma anche uno degli ultimi baluardi del cinema classico. Le sue opere resteranno sempre a disposizione per le nuove generazioni di registi d'animazione, le quali impareranno come si possa coniugare insieme intrattenimento, incassi (perché i film di Miyazaki sono sempre stati realizzati con budget molto alti, rispetto alle pellicole dei suoi colleghi e, per questo, dovevano ottenere grossi introiti al botteghino) e autorialità.
Su Miyazaki hai visto più film di me e quindi ne sai più tu... Io ho parecchi suoi film in versione divx ma devo trovare il tempo di vederli... La città incantata è il suo film più apprezzato e secondo me merita le 5 stelle. Ho notato che hai dato 4,5 a Principessa Mononoke che invece i dizionari di Mereghetti e Morandini valutano in maniera meno entusiastica, ma anche altri esperti del cinema di animazione come l'utente Genga lo ponevano tra i suoi migliori in assoluto. Certo c'è da farsi una cultura anche sull'animazione che è uno dei generi su cui mi ritengo meno esperto. Ciao
Mereghetti gli dà 2.5 stelline a Principessa Mononoke, troppo poco, veramente infimo come punteggio. E' un film stratificato e pregno di una spiritualità ed un modo di intendere la natura prettamente Giapponese. Io lo considero il film più riuscito dell'autore.
Mereghetti non può dare 2.5 stelline, perchè "secondo gli esperti non è tra i suoi lavori migliori"... da quando si recensisce un film seguendo il parere della "vulgata"?
La Città Incantata è un capolavoro, ma dargli il massimo non me la sento, troppo derivativo di un certo immaginario e comunque pregno di pregi, e (qualche) difetto di cui le opere di Miyazaki sono pregne.
Considerando che 5 stelline nell'animazione le ho date solo a Takahata e Mamoru Oshii, che considero superiori a Miyazaki (ma fanno animazione per adulti e molto di nicchia).
Sull'animazione Giapponese... il panorama è vasto. Lo Studio Ghibli è quello più conosciuto qua in occidente ed i suoi lavoro sono tutti disponibili in lingua italiana.
Extra Ghibli c'è Mamoru Oshii (che considero il miglior regista d'animazione della storia tout court), rivale di Miyazaki e di cui apprezza parzialmente i suoi lavori e Miyazaki ricambia non facendo salti di gioia per i suoi lavori.
Il compianto Satoshi Kon (morto di tumore a poco più di 40 anni), è un altro regista che devi scoprire assolutamente.
Nella new Wave... c'è Shinkai di cui mi manca Your Name, ma te lo dico chiaramente... mi fà cagare.
Hiroyuki Okiura, allievo di Oshii (curò il character design di molte sue opere). Due soli film (Jin Roh e Una lettera per Momo).
Infine Hosoda; alti e qualche frenata, ma tutto sommato lo ritengo meritevole, anche se l'ultimo lavoro mi manca, ma l'ottimo Wolf Children lascia il segno.
Solo adesso scopro questa meravigliosa recensione! Molto accurata e soprattutto, a differenza delle mie, lunga. Spesso sintetizzo interi concetti in poche frasi, quindi questa volta vorrei essere un po' più prolisso nel commentare. È notte fonda ma ci provo.
@steno che onore! :)
Si alza il vento l'ho visto la prima volta al cinema quando è arrivato nel 2014 qui in italia e l'ultima volta questa sera. Non credo che se ne andrà mai la voglia di rivederlo ogni tanto perché è davvero un piacere per gli occhi. Trovo che il salto qualitativo principale di quest'opera, seppur sia l'undicesima, si possa ritenere la trasformazione della poetica e della visione pacifista proprie del maestro miyazaki: da attivista diventa storico. Ormai settantenne, il regista vuole raccontare una storia non di denuncia ma di ricordi e riflessioni, perciò ripiega su ambientazioni per la maggior parte realistiche e su una narrazione biografica e a tratti autobiografica, almeno sentimentalmente. Secondo me il personaggio di jiro è, tra tutti quelli della sua carriera, quello che si avvicina di più al regista, un suo alterego che al posto di disegnare su carta lucida progetta aeroplani. Miyazaki ha pianto dopo la prima proiezione del film nella sala presso lo studio ghibli una volta che il lungometraggio era stato ultimato. A detta di toshio suzuki, poche volte aveva visto il maestro così provato dopo la visione di un proprio film. Sicuramente vuol dire che di se stesso ha voluto inserire davvero molto, e ciò lo trovo davvero encomiabile. Avere ancora questo grado di sensibilità dopo quasi cinquant'anni nel mondo dell'animazione giapponese è sbalorditivo. Trovo si alza il vento forse il suo lavoro meno immediato, "più adulto" tuttavia non mi sembrerebbe un termine adatto da attribuirgli. Direi invece che è il suo film definitivo, il lungometraggio della sua senilità, dell'età dove si è più predisposti a guardare indietro rispetto all'avanti. Il disegno finale dell'opera non è volto al concetto di speranza e di futuro come invece tutte le opere di miyazaki hanno bene o male, Si alza il vento è forse più realistico proprio in questo e non tanto nelle ambientazioni, è quasi tragico e a tratti catastrofico, col finale più triste e sconsolato di tutta la sua intera filmografia. Fa male vedere i personaggi o i loro sogni che si spengono o si sgretolano, ma se si continua a vivere vuol dire che il vento soffia ancora, e che dunque il respiro che ci mantiene aggrappati alla vita deve alimentare anche la nostra volontà di perseguire nei i nostri obiettivi. Io ho dato solo quattro stelle a Si alza il vento, conscio di averne analizzato tutti gli aspetti, e per me questo non è uno dei suoi migliori lavori e non è un capolavoro. Ha un problema nel ritmo della narrazione e nella caratterizzazione dei personaggi che non siano i due protagonisti (tranne il fantastico tedesco in villeggiatura/fuga). Anche se da un certo momento in poi l'intreccio si sofferma difatto sul rapporto tra jiro e naoko, ho trovato alcune sequenze un po' forzate per giustificare questo loro grande amore. Impressioni personali. Le musiche non mi sono dispiaciute ma sicuramente non si tratta di una delle migliori colonne sonore di Hisaishi. Il gigantesco punto forte del film, invece, secondo me è sicuramente il comparto tecnico con la fotografia come punta di diamante. Durante tutta la durata del film i "tagli di luce" e la gamma di colori e sfumature utilizzata sono straordinari! Nessuno per ora la pensa come me ma la miglior sequenza del film è quando jiro incontra i due bambini che aspettano i genitori sotto un lampione e gli porge del cibo appena comprato. La dentro c'è tutto: da Totoro a La Tomba delle Lucciole (quindi anche un omaggio al suo collega/rivale).
Ritengo Miyazaki, Takahata, Oshii e Otomo i quattro pilastri assoluti dell'animazione giapponese, di maggior importanza anche rispetto a grandi registi della vecchia guardia o dell'era della propaganda come Ofuji, Yamamoto, Yabushita ecc
Takahata è il padre del neo-realismo animato ed il portavoce della cultura giapponese nel mondo dal punto di vista folkloristico (dei registi degli ultimi anni su questa linea apprezzo Keiichi Hara); Oshii è probabilmente il più grande rivoluzionario della fantascienza cinematografica assieme a pochissimi altri nomi, è il regista d'animazione giapponese più politico senza ombra di dubbio e nessuno - al mondo - credo avrà mai le palle di inventarsi storie contemporanee al proprio tempo come lui e il gruppo headgear hanno saputo fare con la serie patlabor e la kerberos saga (sarebbe troppo comodo parlare di ghost in the shell, che ha altri giganteschi meriti); otomo è probabilmente il regista che in assoluto ha saputo descrivere meglio il rapporto uomo-macchina/tecnologia in tutte le sue sfaccettature: cannon fodder, robot carnival, interrompete i lavori! (Memories) e ovviamente akira (per me il miglior film d'animazione della storia del cinema, secondo a nessuno); hayao miyazaki, ovvero l'uomo che ha saputo raccontare alcune delle storie più suggestive di sempre con maestria, tecnica, originalità e genialità incomparabili.
Altri registi che reputo indispensabili (alcuni li hai già scritti tu): kon, yoshiaki kawajiri (assieme a oshii e takahata il mio regista d'animazione nipponica preferito), rintaro (il regista non autore degli anime per antonomasia), masaaki yuasa (folle visionario), hiroyuki kitakubo (allievo sia di oshii che di otomo di un livello tecnico assurdo: black magic m-66, blood the last vampire, roujin z), yoshikazu yasuhiko e per ora mi vengono in mente questi.
Delle "nuove leve" apprezzo i lavori di yonebayashi, di cui ho difeso anche l'ultima controversa fatica, certamente hiroyuki okiura e mamoru hosoda (devo ancora vedere Mirai). Purtroppo non mi vengono in mente altri nomi per adesso, ma in generale da parecchi anni a questa parte mi viene da dire che ci sono bei film più che buoni autori in via di maturazione (yonebayashi, hosoda e soprattutto okiura li abbiamo messi nelle nuove leve ma hanno già un'esperienza dai 15 ai 30 anni nel campo). Invece sono contento di sapere che ti faccia cagare your name, perché trovo che shinkai sia non solo enormemente sopravvalutato ma anche irritante.
Miyazaki lo reputi minore rispetto a Takahata e Oshii perché non fa animazione di nicchia? (questa domanda non vuole essere una provocazione)
Bella recensione. Non è che non faccia animazione di nicchia è che ha una poetica meno interessante di Takahata ed Oshii che per la loro osticita' non godono mai del favore del pubblico per lo più.
Grazie :)
Sulla parte finale del commento mi trovi pienamente d'accordo: è la dura legge dei sottovalutati. Di takahata ho scritto qualcosa, nel mio piccolo ho anche cercato di far passare il messaggio che i capoccia dello studio ghibli erano tre e non miyazaki e basta. Tanti ancora faticano a farselo entrare in testa, ma probabilmente sono anche io troppo pignolo alle volte... oshii, invece, mi ha sempre creato dei grandi "problemi" (ironicamente): sicuramente è il regista d'animazione giapponese più complesso di sempre, e allargando il campo d'indagine lo inserirei a cuor leggero in una top 5 mondiale. Mi è dispiaciuto parecchio quando anni fa ha annunciato per avrebbe continuato a fare il regista ma solamente di film live-action, spero che possa cambiare idea un giorno. Forse in una recensione di mike avevi scritto che addirittura lo hai incontrato. Se ricordo bene, sarei molto curioso di saperne di più :)
Oshii in realtà ha detto che ritorna a girare un film d'animazione, ed il progetto è già partito.
Oshii lo incontrai ad una masterclass riservata di poche persone a Lucca comics qualche anno fa', fu una grande esperienza per quel che mi riguarda.
Oshii è l'eterno rivale di Miyazaki, due concezioni di pensiero e animazione totalmente differenti. Takahata lo voleva nello Studio Ghibli, Oshii fece una serie di richieste ed entrò in contrasto con Miyazaki che giustamente aveva capito subito che Oshii non lo puoi controllare in alcun modo e così andò per la sua strada. Nessuno dei due ama completamente un film dell'altro, Miyazaki fatica a digerire il forte pessimismo del suo collega, Oshii invece non ha mai apprezzato totalmente il tipo di animazione di Miyazaki e questo inno alla fantasia spinto, non a caso dello studio Ghibli preferiva Takahata.
Molto interessante!
In effetti ricordo di aver letto tempo fa un'intervista che oshii fece a suzuki dopo una delle prime proiezioni di si alza il vento in giappone. Anche in quel caso, oshii fu alquanto spigoloso nel giudizio del film, ed ora capisco perché miyazaki avesse delegato il fidato collega per rispondere alle domande. Sicuramente hanno poetiche assai diverse, per certi versi opposte. L'unica cosa che li accomuna è l'essere sempre stati dichiaratamente di sinistra (in età giovanile miyazaki era a capo delle manifestazioni contro le politoche della toei animation, mentre oshii negli anni settanta scriveva per riviste politiche antisistema (capisco perché ti piaccia di più ahah)), altri aspetti affini non ne trovo proprio, anche perché fanno parte di una generazione differente anche se di poco: oshii non è "figlio della bomba" ma della ripresa economica; negli anni, tramite visioni differenti del mondo e della società, hanno sempre cercato a modo loro di mettere a fuoco ciò che per loro è un ostacolo al benessere umano (quello vero). Mentre miyazaki ha sempre ricercato l'utopia nel fantasy, oshii ha invece sempre descritto distopie fantascientifiche. Sono un po' la testa e la croce della stessa moneta...
Per takahata è diverso, l'ho sempre ritenuto più "intellettuale". Non a caso era un grande amante del cinema francese (già da Anna dai capelli rossi si era capito)
Tutti e tre guardno al cinema. Oshii guarda spesso a Tarkowskji nel suo cinema, per me ne è l'erede autentico. Si lui e Miyazaki sono di sinistra, però Miyazaki è socialista, Oshii anarchico. Basta comunque vedere Patlabor 2 per vedere il suo pensiero politico in proposito. Come regia pura è il migliore dei tre.
Takahata è quello più intellettuale e sperimentore tra i tre nel disegno. Basta vedere i suoi ultimi 2 film.
Ho provato due volte a rispondere dal cellulare perché sono fuori casa... a volte il rapporto ambivalente con questo sito mi fa scoppiare la testa. Avevo scritto tutto un bel discorso su cosa intendevo per regia in sé e quindi la distinzione tra oshii (migliore dei tre come inquadrature) e takahata (migliore dei tre come sequenze)... va beh
Il paragone con Tarkovskij è d'obbligo, trovo anche io che oshii sia il suo erede, soprattutto tecnicamente. Anche Miyazaki è molto vicino al cinema russo, quello di animazione però.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook, ma c'è un nick con lo stesso indirizzo email: abbiamo mandato un memo con i dati per fare login. Puoi collegare il tuo nick FilmTv.it col profilo Facebook dalla tua home page personale.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook? Vuoi registrarti ora? Ci vorranno pochi istanti. Ok
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Su Miyazaki hai visto più film di me e quindi ne sai più tu... Io ho parecchi suoi film in versione divx ma devo trovare il tempo di vederli... La città incantata è il suo film più apprezzato e secondo me merita le 5 stelle. Ho notato che hai dato 4,5 a Principessa Mononoke che invece i dizionari di Mereghetti e Morandini valutano in maniera meno entusiastica, ma anche altri esperti del cinema di animazione come l'utente Genga lo ponevano tra i suoi migliori in assoluto. Certo c'è da farsi una cultura anche sull'animazione che è uno dei generi su cui mi ritengo meno esperto. Ciao
Mereghetti gli dà 2.5 stelline a Principessa Mononoke, troppo poco, veramente infimo come punteggio. E' un film stratificato e pregno di una spiritualità ed un modo di intendere la natura prettamente Giapponese. Io lo considero il film più riuscito dell'autore.
Mereghetti non può dare 2.5 stelline, perchè "secondo gli esperti non è tra i suoi lavori migliori"... da quando si recensisce un film seguendo il parere della "vulgata"?
La Città Incantata è un capolavoro, ma dargli il massimo non me la sento, troppo derivativo di un certo immaginario e comunque pregno di pregi, e (qualche) difetto di cui le opere di Miyazaki sono pregne.
Considerando che 5 stelline nell'animazione le ho date solo a Takahata e Mamoru Oshii, che considero superiori a Miyazaki (ma fanno animazione per adulti e molto di nicchia).
Sull'animazione Giapponese... il panorama è vasto. Lo Studio Ghibli è quello più conosciuto qua in occidente ed i suoi lavoro sono tutti disponibili in lingua italiana.
Extra Ghibli c'è Mamoru Oshii (che considero il miglior regista d'animazione della storia tout court), rivale di Miyazaki e di cui apprezza parzialmente i suoi lavori e Miyazaki ricambia non facendo salti di gioia per i suoi lavori.
Il compianto Satoshi Kon (morto di tumore a poco più di 40 anni), è un altro regista che devi scoprire assolutamente.
Nella new Wave... c'è Shinkai di cui mi manca Your Name, ma te lo dico chiaramente... mi fà cagare.
Hiroyuki Okiura, allievo di Oshii (curò il character design di molte sue opere). Due soli film (Jin Roh e Una lettera per Momo).
Infine Hosoda; alti e qualche frenata, ma tutto sommato lo ritengo meritevole, anche se l'ultimo lavoro mi manca, ma l'ottimo Wolf Children lascia il segno.
Solo adesso scopro questa meravigliosa recensione! Molto accurata e soprattutto, a differenza delle mie, lunga. Spesso sintetizzo interi concetti in poche frasi, quindi questa volta vorrei essere un po' più prolisso nel commentare. È notte fonda ma ci provo.
@steno che onore! :)
Si alza il vento l'ho visto la prima volta al cinema quando è arrivato nel 2014 qui in italia e l'ultima volta questa sera. Non credo che se ne andrà mai la voglia di rivederlo ogni tanto perché è davvero un piacere per gli occhi. Trovo che il salto qualitativo principale di quest'opera, seppur sia l'undicesima, si possa ritenere la trasformazione della poetica e della visione pacifista proprie del maestro miyazaki: da attivista diventa storico. Ormai settantenne, il regista vuole raccontare una storia non di denuncia ma di ricordi e riflessioni, perciò ripiega su ambientazioni per la maggior parte realistiche e su una narrazione biografica e a tratti autobiografica, almeno sentimentalmente. Secondo me il personaggio di jiro è, tra tutti quelli della sua carriera, quello che si avvicina di più al regista, un suo alterego che al posto di disegnare su carta lucida progetta aeroplani. Miyazaki ha pianto dopo la prima proiezione del film nella sala presso lo studio ghibli una volta che il lungometraggio era stato ultimato. A detta di toshio suzuki, poche volte aveva visto il maestro così provato dopo la visione di un proprio film. Sicuramente vuol dire che di se stesso ha voluto inserire davvero molto, e ciò lo trovo davvero encomiabile. Avere ancora questo grado di sensibilità dopo quasi cinquant'anni nel mondo dell'animazione giapponese è sbalorditivo. Trovo si alza il vento forse il suo lavoro meno immediato, "più adulto" tuttavia non mi sembrerebbe un termine adatto da attribuirgli. Direi invece che è il suo film definitivo, il lungometraggio della sua senilità, dell'età dove si è più predisposti a guardare indietro rispetto all'avanti. Il disegno finale dell'opera non è volto al concetto di speranza e di futuro come invece tutte le opere di miyazaki hanno bene o male, Si alza il vento è forse più realistico proprio in questo e non tanto nelle ambientazioni, è quasi tragico e a tratti catastrofico, col finale più triste e sconsolato di tutta la sua intera filmografia. Fa male vedere i personaggi o i loro sogni che si spengono o si sgretolano, ma se si continua a vivere vuol dire che il vento soffia ancora, e che dunque il respiro che ci mantiene aggrappati alla vita deve alimentare anche la nostra volontà di perseguire nei i nostri obiettivi. Io ho dato solo quattro stelle a Si alza il vento, conscio di averne analizzato tutti gli aspetti, e per me questo non è uno dei suoi migliori lavori e non è un capolavoro. Ha un problema nel ritmo della narrazione e nella caratterizzazione dei personaggi che non siano i due protagonisti (tranne il fantastico tedesco in villeggiatura/fuga). Anche se da un certo momento in poi l'intreccio si sofferma difatto sul rapporto tra jiro e naoko, ho trovato alcune sequenze un po' forzate per giustificare questo loro grande amore. Impressioni personali. Le musiche non mi sono dispiaciute ma sicuramente non si tratta di una delle migliori colonne sonore di Hisaishi. Il gigantesco punto forte del film, invece, secondo me è sicuramente il comparto tecnico con la fotografia come punta di diamante. Durante tutta la durata del film i "tagli di luce" e la gamma di colori e sfumature utilizzata sono straordinari! Nessuno per ora la pensa come me ma la miglior sequenza del film è quando jiro incontra i due bambini che aspettano i genitori sotto un lampione e gli porge del cibo appena comprato. La dentro c'è tutto: da Totoro a La Tomba delle Lucciole (quindi anche un omaggio al suo collega/rivale).
Secondo commento: commento del commento.
Ritengo Miyazaki, Takahata, Oshii e Otomo i quattro pilastri assoluti dell'animazione giapponese, di maggior importanza anche rispetto a grandi registi della vecchia guardia o dell'era della propaganda come Ofuji, Yamamoto, Yabushita ecc
Takahata è il padre del neo-realismo animato ed il portavoce della cultura giapponese nel mondo dal punto di vista folkloristico (dei registi degli ultimi anni su questa linea apprezzo Keiichi Hara); Oshii è probabilmente il più grande rivoluzionario della fantascienza cinematografica assieme a pochissimi altri nomi, è il regista d'animazione giapponese più politico senza ombra di dubbio e nessuno - al mondo - credo avrà mai le palle di inventarsi storie contemporanee al proprio tempo come lui e il gruppo headgear hanno saputo fare con la serie patlabor e la kerberos saga (sarebbe troppo comodo parlare di ghost in the shell, che ha altri giganteschi meriti); otomo è probabilmente il regista che in assoluto ha saputo descrivere meglio il rapporto uomo-macchina/tecnologia in tutte le sue sfaccettature: cannon fodder, robot carnival, interrompete i lavori! (Memories) e ovviamente akira (per me il miglior film d'animazione della storia del cinema, secondo a nessuno); hayao miyazaki, ovvero l'uomo che ha saputo raccontare alcune delle storie più suggestive di sempre con maestria, tecnica, originalità e genialità incomparabili.
Altri registi che reputo indispensabili (alcuni li hai già scritti tu): kon, yoshiaki kawajiri (assieme a oshii e takahata il mio regista d'animazione nipponica preferito), rintaro (il regista non autore degli anime per antonomasia), masaaki yuasa (folle visionario), hiroyuki kitakubo (allievo sia di oshii che di otomo di un livello tecnico assurdo: black magic m-66, blood the last vampire, roujin z), yoshikazu yasuhiko e per ora mi vengono in mente questi.
Delle "nuove leve" apprezzo i lavori di yonebayashi, di cui ho difeso anche l'ultima controversa fatica, certamente hiroyuki okiura e mamoru hosoda (devo ancora vedere Mirai). Purtroppo non mi vengono in mente altri nomi per adesso, ma in generale da parecchi anni a questa parte mi viene da dire che ci sono bei film più che buoni autori in via di maturazione (yonebayashi, hosoda e soprattutto okiura li abbiamo messi nelle nuove leve ma hanno già un'esperienza dai 15 ai 30 anni nel campo). Invece sono contento di sapere che ti faccia cagare your name, perché trovo che shinkai sia non solo enormemente sopravvalutato ma anche irritante.
Miyazaki lo reputi minore rispetto a Takahata e Oshii perché non fa animazione di nicchia? (questa domanda non vuole essere una provocazione)
Un saluto :)
Bella recensione. Non è che non faccia animazione di nicchia è che ha una poetica meno interessante di Takahata ed Oshii che per la loro osticita' non godono mai del favore del pubblico per lo più.
Grazie :)
Sulla parte finale del commento mi trovi pienamente d'accordo: è la dura legge dei sottovalutati. Di takahata ho scritto qualcosa, nel mio piccolo ho anche cercato di far passare il messaggio che i capoccia dello studio ghibli erano tre e non miyazaki e basta. Tanti ancora faticano a farselo entrare in testa, ma probabilmente sono anche io troppo pignolo alle volte... oshii, invece, mi ha sempre creato dei grandi "problemi" (ironicamente): sicuramente è il regista d'animazione giapponese più complesso di sempre, e allargando il campo d'indagine lo inserirei a cuor leggero in una top 5 mondiale. Mi è dispiaciuto parecchio quando anni fa ha annunciato per avrebbe continuato a fare il regista ma solamente di film live-action, spero che possa cambiare idea un giorno. Forse in una recensione di mike avevi scritto che addirittura lo hai incontrato. Se ricordo bene, sarei molto curioso di saperne di più :)
Oshii in realtà ha detto che ritorna a girare un film d'animazione, ed il progetto è già partito.
Oshii lo incontrai ad una masterclass riservata di poche persone a Lucca comics qualche anno fa', fu una grande esperienza per quel che mi riguarda.
Oshii è l'eterno rivale di Miyazaki, due concezioni di pensiero e animazione totalmente differenti. Takahata lo voleva nello Studio Ghibli, Oshii fece una serie di richieste ed entrò in contrasto con Miyazaki che giustamente aveva capito subito che Oshii non lo puoi controllare in alcun modo e così andò per la sua strada. Nessuno dei due ama completamente un film dell'altro, Miyazaki fatica a digerire il forte pessimismo del suo collega, Oshii invece non ha mai apprezzato totalmente il tipo di animazione di Miyazaki e questo inno alla fantasia spinto, non a caso dello studio Ghibli preferiva Takahata.
Molto interessante!
In effetti ricordo di aver letto tempo fa un'intervista che oshii fece a suzuki dopo una delle prime proiezioni di si alza il vento in giappone. Anche in quel caso, oshii fu alquanto spigoloso nel giudizio del film, ed ora capisco perché miyazaki avesse delegato il fidato collega per rispondere alle domande. Sicuramente hanno poetiche assai diverse, per certi versi opposte. L'unica cosa che li accomuna è l'essere sempre stati dichiaratamente di sinistra (in età giovanile miyazaki era a capo delle manifestazioni contro le politoche della toei animation, mentre oshii negli anni settanta scriveva per riviste politiche antisistema (capisco perché ti piaccia di più ahah)), altri aspetti affini non ne trovo proprio, anche perché fanno parte di una generazione differente anche se di poco: oshii non è "figlio della bomba" ma della ripresa economica; negli anni, tramite visioni differenti del mondo e della società, hanno sempre cercato a modo loro di mettere a fuoco ciò che per loro è un ostacolo al benessere umano (quello vero). Mentre miyazaki ha sempre ricercato l'utopia nel fantasy, oshii ha invece sempre descritto distopie fantascientifiche. Sono un po' la testa e la croce della stessa moneta...
Per takahata è diverso, l'ho sempre ritenuto più "intellettuale". Non a caso era un grande amante del cinema francese (già da Anna dai capelli rossi si era capito)
Tutti e tre guardno al cinema. Oshii guarda spesso a Tarkowskji nel suo cinema, per me ne è l'erede autentico. Si lui e Miyazaki sono di sinistra, però Miyazaki è socialista, Oshii anarchico. Basta comunque vedere Patlabor 2 per vedere il suo pensiero politico in proposito. Come regia pura è il migliore dei tre.
Takahata è quello più intellettuale e sperimentore tra i tre nel disegno. Basta vedere i suoi ultimi 2 film.
Ho provato due volte a rispondere dal cellulare perché sono fuori casa... a volte il rapporto ambivalente con questo sito mi fa scoppiare la testa. Avevo scritto tutto un bel discorso su cosa intendevo per regia in sé e quindi la distinzione tra oshii (migliore dei tre come inquadrature) e takahata (migliore dei tre come sequenze)... va beh
Il paragone con Tarkovskij è d'obbligo, trovo anche io che oshii sia il suo erede, soprattutto tecnicamente. Anche Miyazaki è molto vicino al cinema russo, quello di animazione però.
A proposito di animazione russa e Miyazaki... l'immagine del tuo profilo è tratta dal Riccio nella Nebbia di Norstejn?
Esattamente :)
Commenta