Regia di Hayao Miyazaki vedi scheda film
Bisogna tentare di vivere, secondo Valéry, ma è più vero di quel "vivere è una cosa bellissima" che pronuncia la bellissima Nahoko esattamente a metà pellicola? Sono due consapevolezze che si scontrano, pur condividendo la vita e le sue brutture, i suoi movimenti che impennano verso l'alto, verso lo splendore, e quelli che ripiegano nella direzione del disgusto bellico. E' il destino, quell'entità che il vento smuove con il suo andamento imprevedibile. Il vento è polisemantico, trascina un aeroplano di carta verso la donna che si ama oppure distrugge un aereo, abbellisce l'incredibile distesa di prati dei sogni di Jiro ma soffia via il sangue che per emotisi esce dalla bocca di Nahoko. Il vento è movimento, inintelligibili le sue intenzioni, ma è sicuro che arrivi dappertutto, ad aggravare i disastri di un terremoto reale e a risciacquare la fantasia e il pensiero nei sogni. E arriva per chiunque, anche per il più semplice bambino interessato a concretizzare le sue passioni e i suoi desideri, perché la vita non è fatta da altro se non che da progetti più o meno realizzabili. Lo dobbiamo al vento se capitiamo qui ed ora, nel nostro contesto storico-politico, se ci dobbiamo barcamenare fra le profondissime ambiguità dell'esistere e, nel caso di Jiro, del mestiere di progettista aeronautico, quando il prodotto di simile mestiere è il riarmo di una flotta aerea pronta a distruggere tutto (e ad essere distrutta, gettando tutto alla polvere). E' il vento che trasporta con leggiadria la figura comica e irriverente di Giovan Battista Caproni, ingegnere italiano ("Preferisci un mondo con o senza piramidi? Io - nonostante tutto - ho scelto il mondo con le piramidi") nei sogni di Jiro, presente per rincuorarlo e invitarlo a vivere ancora.
Perché Si alza il vento è la vita, è la spinta verso la sopravvivenza, sempre e nonostante tutto, a prescindere dai fallimenti, dalla distruzione, dalla Morte stessa. E' l'ultimo respiro cinematografico di Hayao Miyazaki, un addio che è paradossalmente un arrivederci, un nuovo soffio vitale che ci rimette in pace con il Cinema. La biografia di Jiro passa attraverso gli anni 20-30-40 del Giappone (con una breve trasferta in Germania), e vede il giovane protagonista dare tutto se stesso per quell'attività che tanto sembra potersi associare al sogno ma che invece è il motore di una guerra. Il dilemma etico della scienza per eccellenza diventa espressione dell'intera vita: possiamo noi curarci di cosa diventeranno le nostre creature e le nostre creazioni? All'insondabilità del destino l'uomo può solo col sogno e con la ricerca (più o meno fallimentare) dello splendore: la vita, quel vento, IL vento, l'erba che si muove, quell'ombrellone, un arcobaleno, il realizzarsi di un progetto, un amore, il viso della donna che si ama, stringersi a questa sotto le coperte, il cielo, gli aerei, il volo, un bel bicchiere di vino, un'ossessiva sigaretta, lavorare con una sola mano perché l'altra impegnata a stringerne un'altra ancora. Senza dire nulla di nuovo, Miyazaki trasforma il suo stesso film-mondo in Splendore, e nel nostro Mondo. E rende Si alza il vento un'eccezionale profusione di Reale meraviglia.
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