Regia di Sólveig Anspach vedi scheda film
Regista donna islandese molto legata al panorama cinematografico francofono, Solveig Anspach ci sorprende con una commedia sentimentale, drammatica, ma con molti momenti tragicomici o buffi, incentrata su una fuga. Quella di Lulu, appunto, quarantacinquenne moglie di un carrozziere e madre di tre figli, che, dopo un colloquio di lavoro in città andato piuttosto male, dal quale è rimasta delusa ma soprattutto umiliata dopo una infelice frase/consiglio da parte del suo gelido e distratto interlocutore, decide di prendersi un po' di tempo tutto per sé. La donna decide prima di trascorrere una notte in un piccolo alberghetto in riva al mare; poi il bancomat va in tilt e, senza soldi come una senzatetto, viene accolta via via da tre personaggi che la faranno maturare e consolidare la sicurezza nelle proprie doti, fino a quel momento celate e non valorizzate da alcuno dei suoi cari. E quindi un ex galeotto grassottello e dolce che la accoglie nella sua roulotte offrendole aragoste e frutti di mare, poi una anziana donna che vive col rimorso di aver rubato l'uomo ad una ex amica; infine una giovane ragazza che lavora in un bar e sottoposta ad una forma sadica di mobbing da parte della fredda ed implacabile datrice di lavoro. Un gran bel film nobilitato dalla presenza di una grandissima ed intensa Karin Viard che rinuncia al suo naturale appeal per imbolsirsi e trovare la via piu' appropriata per disegnare un personaggio stupendo che non si dimentica: una nuova fiammiferaia tipo la Kati Outinen di Kaurismaki, ma più ironica e disincantata, con un volto combattuto, spesso teso e pieno di rimorsi, ma che lascia spazio talvolta alla distensione, al sorriso, quando la bontà nascosta in pochi esseri viventi si manifesta in tutto il suo disinteressato candore.
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