Regia di Pascale Ferran vedi scheda film
CANNES 2014 – UN CERTAIN REGARD
La regista Pascale Ferran ha all'attivo solo quattro lungometraggi in quarant'anni di attività concentrata tra cinema e televisione: tuttavia i suoi f
ilm hanno sempre trovato il modo di farsi apprezzare e ricordare, nonché premiare, se si pensa che anche il suo esordio nel lungo, risalente al '94 (Petits arrangements avec les morts) ha ricevuto l'ambita Camerà d'or a Cannes, premio destinato a mettere in evidenza il miglior esordio tra tutte le sezioni del festival.
Dopo una apprezzata e lunga oltre tre ore versione di Lady Chatterley, premiata pure ai Cesars nell'ormai lontano 2006, la Ferran torna a Cannes con questo intenso, scombinato, originale Bird People: un film che ti lascia perplesso per le mille deviazioni improvvise simili appunto ad un volo del passero co-protagonista della vicenda, ma che ti matura nella mente arricchendola di riflessioni, contenuti e spunti, in grado di far riconsiderare nel complesso tutta l'opera. Che poi è strutturata come due film in uno: due protagonisti di estrazione e ruolo completamente differenti, impegnati ognuno nel proprio ruolo in un medesimo non-luogo, che è il labirintico e tentacolare aeroporto Charles De Gaulle.
Un uomo d'affari sulla quarantina si trova in transito dagli Usa diretto a Dubai, e per questo trascorre una notte in uno degli hotel internazionali adiacenti all'area areoportuale. La sua situazione familiare è alla deriva e l'uomo fermamente convinto a lasciarsi dietro il passato, fatto di una moglie ancora giovane e bella e due figli, per seguire un futuro più incerto ma più onestamente in linea con le proprie attuali attitudini. Un lungo e drammatico incontro chiarificatore, crudele proprio perché sincero e schietto e perché organizzato via rete tramite Skype o sistema affine: un lungo tete-à-tete virtuale con la moglie (l'attrice americana Radha Mitchell) servirà quanto meno a smetterla di accettare passivamente una situazione che l'uomo non riesce più a sopportare.
Intanto una giovane cameriera ventenne prende servizio nell'hotel e inizia ad occuparsi della pulizia delle camere, dando la precedenza a quelle di coloro che si apprestano a partire. Tra queste figura la camera del nostro uomo d'affari, che sta ancora dormendo, complice la difficile nottata chiarificatrice e drammatica occupata a discutere con la ormai ex moglie. In attesa che l'uomo liberi la stanza, salita sulla terrazza per fumarsi una sigaretta, alla vista di un panorama che alterna un labirinto di cemento a voragini ricoperte da vetri, ad alberi ed aiuole obbligate ad obbedire agli spazi imposti, mentre in cielo decollano ed atterrano ogni istante veivoli di ogni tipo e grandezza, la giovane si tramuta in un piccolo passero, uno dei milioni che affollano la zona, un tempo periferia e campagna, ora centro nevralgico di arrivi e partenze tra i più percorsi in Europa.
L'esperienza e l'ebbrezza del volo, le paure nel trovarsi in un mondo che ora è più che mai una selva minacciosa colma di pericoli, la fame che la spinge a prendersi dei rischi insoliti per un uccellino, familiarizzando quasi con altri umani ospiti della struttura (uno orientale troverà modo pure di ritrarre l'uccellino mentre questi mangia affamato le sue Pringles) e soprattutto la possibilità di spiare chiunque ella voglia sotto le nuove incredibili spoglie alate che la contraddistinguono, conferisce alla ragazza una nuova ebbrezza di vita: la stessa che inizia a percepire l'americano travagliato dalla drammatica notte di rottura con la propria moglie, che nel suo girovagare tra gli spazi chiusi dell'aeroporto semi-vuoto in orari notturni, ha modo di incontrare il curioso uccellino e di farsi ammaliare dal suo sguardo penetrante e intelligente.
Meno puerile e molto più profondo ed intenso di ciò che potrebbe apparire leggendo quanto sopra, il film, intenso e poetico, drammatico, ma per nulla melenso o sdolcinato, ma anzi molto schietto e realista nel tratteggiare uno sfondo di una vicenda in sé bizzarra e decisamente irreale come un sogno ad occhi aperti, si pregia di riprese “a volo d'uccello” veramente sublimi e riuscite, che riescono a conferire allo spettatore a volte persino l'ebbrezza della vertigine del volo, del pericolo in agguato, della necessità di fuga come unica arma vincente contro una serie di pericoli ed ostacoli altrimenti insormontabili: che sono poi gli stessi, in una diversa scala concettuale, di quelli che vedono soccombere i nostri due intensi protagonisti, in grado tuttavia di incrociarsi e di stringersi in un caloroso saluto che nasconde complicità inesplicabili a parole – lui pronto a partire per il viaggio d'affari a Dubai, lei scalza come Cenerentola, ancora trafelata e stordita per la metamorfosi che l'ha fatta ritrovare umana dopo una notte avventurosa nei panni dell'esserino apparentemente più vulnerabile al mondo, ma in realtà in grado di percepire la linea guida per una nuova vita in grado di dare spazio ai sentimenti veri, magari rivolti proprio a quell'uomo gentile e combattuto.
Ottimi interpreti, Josh Charles e soprattutto la splendida dallo sguardo pudico ed insieme sensuale Anais Demoustier, lanciatissima semi-diva d'Oltralpe.
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