Regia di Nicholas Ray vedi scheda film
La consuetudine (tipica del romanzo storico) di imbastire trame inventate ispirandosi a fatti realmente accaduti può portare a risultati sorprendenti. Nei peggiori dei casi si tratta di feuilleton, baracconi o polpettoni in salsa hollywoodiana. Non è però il caso di questa pregevole ricostruzione, che presenta un Gesù Cristo alternativo alla tradizione più abituale. Il Messia appare come un semplice profeta il cui ruolo è messo alla pari - se non meno - dei personaggi che lo circondano: sembra la figura di contorno in un documentario sulla vita dei romani. Abbiamo così Ponzio Pilato che segue il nazareno fin da subito, passo per passo, presenziando poi il processo come se avesse a che fare con una vecchia conoscenza. Abbiamo il centurione citato dai Vangeli (“davvero costui era il figlio di Dio”) che domina tutto il film interpretando il ruolo del convertito. Abbiamo il guerrigliero Barabba, non più semplice ladrone ma patriota anti-romano, ammiratore del Battista e amico di Giuda Iscariota. Giuda stesso, incerto se parteggiare per Barabba o per Gesù, il cui tradimento ha dunque una matrice politica. Insomma, un’originalissima rilettura che merita ogni lode, anche se da considerare con la massima cautela. Tanto più che l’aspetto religioso sembra quasi messo in secondo piano. La figura di Pietro è ridotta al lumicino mentre Passione e Resurrezione sono risolte in pochi minuti a paragone del contesto storico in cui sono inserite. Inoltre, la crocifissione comunica assai poco il dolore fisico e morale patito da Gesù (laddove Mel Gibson esagera al contrario).
Per il resto, l'immancabile divo dagli occhi azzurri ha il nome di Jeffrey Hunter, che appartiene purtroppo all'elenco dei redentori torturati e imborotalcati come se niente fosse. La voce fuori campo pontifica un po’ troppo e la magniloquente colonna sonora stride con la personalità umile di questo Re dei Re.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta