Regia di Jeffrey Schwarz vedi scheda film
Accurata biografia di Glenn Milstead, al pubblico meglio noto come Divine. Il nomignolo fu scelto per lui a metà degli anni Sessanta dall'amico John Waters, regista agli esordi con idee sul cinema a dir poco rivoluzionarie. Divine è stato il primo travestito sovrappeso a ricevere tanta attenzione e tanta gloria artistica, fino a diventare un'icona in campo cinematografico, teatrale e musicale; un infarto lo ha prematuramente stroncato a soli 42 anni.
Documentarista con alle spalle due decenni di carriera e lavori su Tarantino, Hitchcock e infiniti altri attori e registi, Jeffrey Schwarz nel 2013 si pone un obiettivo francamente complicato come quello di ricostruire la vita e le opere di Glenn Milstead, in arte Divine. Le opere sono note a tutti, d'accordo, per quanto i primissimi film rimangano di difficile reperibilità anche a quasi mezzo secolo dalla loro uscita (Eat your makeup, Mondo trasho); ciò che rappresenta il maggior ostacolo per Schwarz è ottenere notizie utili sulla vita privata di Divine, specie nei primi 20-25 anni, quando ancora si faceva semplicemente chiamare Glenn ed era solo un umile impiegato, sposato eppure un po' effeminato, dalla esistenza tranquilla e priva di sorprese. L'amicizia con John Waters, regista dilettante, e lo squallore - aggiungono i biografi - della Baltimora dell'epoca, razzista, sessista e bigotta ai massimi livelli, costituirono la leva che proiettò Milstead al di fuori della sua pacifica, 'normale' quotidianità verso uno show business scalcinato, di serie Z, fatto di eccessi, provocazioni e sperimentazioni artistiche. Cioè il cinema di Waters, grazie al quale Divine raggiunse la popolarità planetaria e dal quale riuscì a emanciparsi - pur non abbandonandolo mai - come artista a sè verso la seconda metà degli anni Ottanta, quando il Nostro si propose come attore/attrice in spettacoli di burlesque, come cantante e come protagonista di pellicole più - diciamo - tradizionali, con altri registi. A raccontare tutto questo Schwarz chiama gli amici, i colleghi di Divine e soprattutto - la testimonianza più importante per quanto riguarda infanzia e adolescenza del protagonista del documentario - la madre, presumibilmente ormai prossima alla novantina e a cui viene dedicato il film. Dopo aver accettato l'omosessualità del figlio, ancora giovanissimo, la madre lo rinnegò rifiutandosi perfino di vedere i suoi film quando Glenn mollò tutto e tutti a Baltimora per scegliere la carriera artistica; soltanto negli ultimi anni di vita del figlio, però, i due si riconciliarono pienamente; la commozione della donna è visibile lungo tutto il lavoro. Naturalmente fra gli altri intervistati in un ruolo di primo piano c'è anche John Waters. 6/10.
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