Regia di Stefano Reali vedi scheda film
Fine XIX secolo. Con un'abile truffa la Banca Romana stampa più denaro di quanto sia nelle sue possibilità. Un giovane giornalista siciliano, nuovo in città ma deciso a fare carriera, prova a smascherare l'intrigo. Ma gli interessi che vi stanno dietro sono troppo alti per poter permettere un simile scandalo.
Fiction dozzinale che ha di buono solo il discreto dispendio di mezzi sfoggiato per la ricostruzione di ambienti e costumi storici; al di là di qualche interprete che tenta di salvare il salvabile, Lo scandalo della Banca Romana è però davvero materiale indigesto. Con un Beppe Fiorello - che di per sè non è nemmeno malaccio - completamente fuori parte, con una storia semplice trasformata in un macchinoso pasticcio da una narrazione oltremodo pesante, con una durata spropositata (quasi quattro ore in totale), metraggio prono alle volontà televisive di duplice messa in onda in prima serata, il film rappresenta uno dei peggiori lavori di Stefano Reali, regista per lo più dedito al piccolo schermo e dalla carriera effettivamente molto modesta. La ciliegina sulla torta delle perplessità inerenti al lavoro è quella che riguarda la necessità di riproporre un argomento già trattato appena una ventina di anni prima da un'altra fiction della stessa Rai: in quel caso (era il 1977), Lo scandalo della Banca Romana era diretto da Luigi Perelli ed era maggiormente aderente alla realtà storica-politica, che qui rimane perennemente in secondo piano, concentrandosi la trama su personaggi minori, se non addirittura inventati come il protagonista affidato a Fiorello. Nel cast anche Andrea Osvart, Lando Buzzanca, Ramona Badescu, Ninni Bruschetta e Maurizio Mattioli; sceneggiatura di Laura Ippoliti e Andrea Purgatori. Reali, come sua abitudine, si occupa anche della colonna sonora. 2/10.
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