Regia di Mario Bonnard vedi scheda film
«Una sequela di cretinerie, di sinistri luoghi comuni, per i quali sarebbe stato inutile sprecare non diciamo pellicola, ma anche carta igienica. Con siffatta produzione si osa parlare di "rinascita", e i noleggiatori hanno lo stomaco e la responsabilità d'incoraggiare tentativi del genere [...]. Ad ogni modo, questo "Ratto delle Sabine" ha indubbiamente diritto al brevetto del più insulso, aberrante film prodotto dalla cinematografia italiana postbellica». Così Vincenzo Talarico, ignaro di quanto sarebbe stato prodotto qualche anno dopo, recensiva, su" L'indipendente" del 7 dicembre 1945, il film di Bonnard con Totò. Benché più virulenta della media, questa recensione è indicativa di come venissero generalmente accolte dalla critica le pellicole di Totò negli anni quaranta e cinquanta. Si deve bensì ammettere che "Il ratto delle Sabine" non è uno dei migliori film del comico napoletano, ma non è nemmeno scandaloso come sostenne la maggior parte degli addetti ai lavori all'epoca della sua uscita. Sono qua e là presenti scene comunque divertenti, e basti pensare a Totò vestito da Romolo, che, non riuscendo a pronunciare il nome di Tito Tazio, lo chiama Gaetano. Alcuni snodi della trama e qualche scenetta risultano forzate e stiracchiate (ad esempio la storia d'amore tra l'ex studente scapestrato che promette di mettere la testa a partito con la figlia del maestro) ed altre situazioni - come Totò sposato con la primadonna cicciona - sono, per la natura stessa dei personaggi, poco credibili. I duetti fra Totò e Campanini sono, in ogni caso, sempre godibili. (18/09/2007)
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