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Night Moves

Regia di Kelly Reichardt vedi scheda film

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La recensione su Night Moves

di mck
8 stelle

Josh's CutOff.

 

 

Good Morning, Night (Moves), disse la Chinoise, ovvero: non fatelo a casa - almeno andate in cortile o in giardino -, e nemmeno in vacanza: “the Anarchist CookBook”, 25 € con Amazon Prime.

 

 

C'è chi lo vide ridere / davanti al Parlamento
aspettando l'esplosione / che provasse il suo talento.

 

 

Ci sono tre (middle, upper e working class) terroristi: Josh (Jesse Eisenberg, esemplarmente aderente: “the Squid and the Whale”, “AdventureLand”, “ZombieLand”, “ the Social NetWork”, “To Rome with Love”, “the Double”, “the End of the Tour”, “Louder than Bombs”, “American Ultra”, “Café Society”), un attivista ecologista, più o meno allineato a il/un movimento ambientalista, che lavora in una fattoria biologica, Dena (Dakota Fanning, semplicemente bravissima: “War of the Worlds”, “the RunAways”, “BrimStone”, “American Pastoral”), una Patty Hearst in sordina figlia di papà auto-semi-diseredatasi (che non ha, mai, pescato, ma si sincera sulla ed interessa della sorte della fauna osteittica/teleostea del lago artificiale: ma non è questo l'importante, e chi ci gioca guarda il dito e non la Luna) i cui crucci morali si manifestano attraverso un'esantematica eruzione cutanea, e Harmon (Peter Sarsgaard, compiutamente asintomatico: “Boys Don't Cry”, “K-19”, “Shattered Glass”, “Garden State”, “Kinsey”, “JarHead”, “Elegy”, “In the Electric Mist”, “An Education”, “Blue Jasmine”, “the Killing”, “Black Mass”, “WormWood”), un marine reduce dai deserti post 9/11. Una diga (e “le Trou” in essa), tra la dozzina che sbarrano [per i benemeriti grammar nazi che hanno bevuto troppo poco olio di ricino: concordanza di senso applicata a un nome/numerale collettivo/quantitativo concepito come unità] il corso di un fiume in Oregon impedendo ai salmoni durante la fregola la risalita dall'oceano alla sorgente e la deposizione e fecondazione delle uova. Mezza tonnellata di NH4NO3 (nitrato d'ammonio) ricco d'ossigeno e un potente innesco/detonatore. Un campeggiatore, fuori campo in analessi. Il countdown.

 

 

C'è chi lo vide piangere / un torrente di vocali
vedendo esplodere / un chiosco di giornali.

 

 

L'esplosione - la cesura tra prima (il tempo delle poche parole) e seconda parte (il tempo delle molte parole) - è bressoniana, se ne sente solo il rumore. L'onda d'urto, trasfigurata e incarnata nel senso di colpa, arriva col dovuto ritardo e perdura, permane, persiste... 

 

 

Oregon: First We Take Manhattan (Lake of the Woods), Then We Take Berlin (Salem)

 

 

Lineare, immersa nella sicurezza vicina della notte e nell'incertezza aperta del giorno, tra note minimaliste armonizzanti l'incubo reale e concreto, la storia avanza, fino a quando non ne rimane altro che un'eco distante (dispersa in una vaporosa sauna) e un'immensa paura vicina e costante.

 

 

Cast perfetto. Montaggio: Kelly Reichardt. Fotografia: Christopher Blauvelt. Musiche: Jeff Grace.

 

 

Il girato appartenente al (finto) documentario (cui spetta il ruolo della danza durante il pow-wow dei nativi amerindi che si svolgeva in “Certain Women”) al quale assistono i protagonisti è opera del qui come in “Certain Women” anche co-produttore Larry Fessenden. La regista è interpretata da Clara Mamet (“the Neighbors”), figlia di Mamet/Pidgeon e sorellastra di Zosia. 


 

Breve, adorabile (come sempre, a prescindere) apparizione di Katherine Waterston. Completano il cast Logan Miller, James Le Gros, Alia Shawkat, Kai Lennox, Matt Malloy, Barry Del Sherman, etc...

 

 

Dimenticò pietà (un motoscafo - "Night Moves" - lanc...accostato contro l'ingiustizia)

 

 

Kelly Reichard ovviamente non prende posizione (c'è persino chi - anche qui su ftv, come altrove - gliene chiede conto!) puntando il dito indicatore/accusatore della retorica e piegando così la sceneggiatura, la regia (l'unico momento un po' scoperto e s-centrato ma non scontato è il dolly messo ad alzarsi in abisso verso Josh in biblioteca), la recitazione, le musiche e il montaggio alla declamazione più prolissa, scontata, inutile, superficiale, abusata e irrilevante, perché chiaramente sarebbe ingenuo, stupido, persino indifferente/noncurante, e banale, anzi pleonastico e ridondante, dato che la banalità è affidata a Josh, l'ingenuità a Dena, la stupidità a entrambi, e il nichilismo ad Harmon (persino sul set di “the Hurt Locker” non sarebbe durato un ciak), e naturalmente lascia che sia la storia stessa a farlo: sta allo spettatore fare i conti con i tre “pen(s)osi sonnambuli terroristi terrorizzati” [parafrasando Mariuccia Ciotta sul Ciotta/Silvestri da Venezia 70] la propria morale, decidere se perdersi in elucubrazioni (la cerva morta era incinta ma il feto non sarebbe potuto sopravvivere comunque: portarlo da un veterinario, farne bistecche, toglierla dalla carreggiata, sventrarla per porre fine alle sofferenze del non più nascituro) o riuscire a capire che un nido finito a terra, se re-incastrato alla bell'e meglio...

...s'un incrocio di teneri rametti, al primo soffio di vento a terra ritorna, sterile. 

 


Lontana dal ridicolo / in cui lo lasciò solo. 

 


Lo specchio parabolico rimembra videosorveglianze, rimorsi e rimpianti egoistici, processi e sentenze a venire (un ergastolo più qualche altro secolo in aggiunta).

 

 

Se non è - volente o nolente - un film politico questo…

 

* * * * (¼)    

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