Regia di Kelly Reichardt vedi scheda film
Dopo una serie di piccoli film autoriali, molto apprezzati, soprattutto quella ballata malinconica che risponde al nome di "Wendy And Lucy", Kelly Reichardt, una delle registe americane più audaci e interessanti, porta sullo schermo, con molte varianti, lo splendido romanzo di Jim Harrison, "Un Buon Giorno Per Morire", dove si raccontava l'epopea di tre ragazzi americani decisi a far saltare una diga per motivi ecologici. La Reichardt però utilizza solo l'idea di base del libro e l'arricchisce a suo modo, e dove il libro terminava, con l'esplosione della diga, qui lo utilizza come anima iniziale del suo racconto, in una prima parte sinceramente troppo silenziosa e lenta per catturare l'attenzione. Il suo obiettivo è, poi, dopo l'avvenuto sabotaggio, di scavare nei silenzi e nelle anime torturate dei protagonisti, soprattuto in quella di un ottimo, taciturno, Jesse Eisenberg, portando il film su un tortuoso sentiero psicologico che affascina un po' di più, ma che, ancora una volta, soffre di troppa disidratazione, nonostante gli scenari e l'indubbia qualità registica. Evidentemente la storia di Harrison era molto più accattivante e bella e non sono sicuro che, qui, la Reichardt abbia fatto un buon lavoro e che sia pronta per film di più ampio respiro, come questo. Si rischia il sonno più volte. Un peccato.
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