Regia di Stephen Chow, Chi-kin Kwok vedi scheda film
Journey to the West- Conquering the Demons è un film cinese, scritto e diretto da Stephen Chow.
Sinossi: Xuan Zang (Wen Zhang) è un novello cacciatore di demoni dai modi insoliti estremamente loquace e poco propenso alla violenza. Il suo obiettivo è quello di intraprendere un lungo viaggio verso Occidente al fine di diventare un monaco buddista e ovviamente il cammino si rivelerà pieno di ostacoli...
Il Re Mida della commedia hongkonghese Stephen Chow già durante le riprese di CJ7 stava pensando seriamente di realizzare un adattamento cinematografico del celeberrimo romanzo Il viaggio in Occidente di Wu Cheng’en e quando ha trovato lauti finanziamenti dalla Cina continentale non ci ha pensato due volte a buttarsi a capofitto sul progetto.
Chow è un maestro assoluto della commedia in grado di amalgamarla perfettamente a qualsiasi contesto e genere donandole sempre originalità ed è quello che troverete in questo film dove Chow in modo estremamente audace decide di prendere un testo che potremmo definire sacro per la cultura cinese e riadattarlo in modo assolutamente sovversivo.
Chow inserendosi in un filone attualmente in Cina florido ed amatissimo dal pubblico, realizza il suo personale fantasy puntellato da effetti visivi superlativi (il desaign dei vari demoni è assai accattivante) tuttavia al contrario di molti suoi coleghi rinuncia in parte ad una CGI abbagliante regalandoci dunque scenari più spogli, se paragonati ad alcuni film del genere, a vantaggio però di una messa in scena estremamente più complessa dove emerge tutta la sua genialità.
Partiamo dalla prima sensazionale sequenza con il nostro protagonista impegnato a lottare il demone pesce Sha Wujing dove bastano pochi secondi e notiamo subito una particolare demitizzazione dell’eroe
Xuan Zang non ha abilità magiche e soprattutto non è in grado di combattere ed infatti non sarà lui a sconfiggere il pericoloso nemico tuttavia il regista sfrutta il suo debole eroe per innescare una serie di riflessioni interessanti di stampo pacifista; certo, detto in questo modo molti potrebbero giustamente pensare ad una sequenza retorica e filantropa ma in realtà Chow condisce il tutto con una serie di elementi da puro cinema horror (qui i demoni uccidono senza pietà e distinzione).
Notevole anche l’impianto action scandito da un magnifico utilizzo dello spazio scenico (CGI usata alla perfezione) dove qualsiasi cosa può rilevarsi utile a rendere lo scontro unico ed originale.
Splendida e divertentissima anche la sequenza dell'agguatto nel bosco ai danni del solito Xuan Zang, qui Chow innesca una farsa favolosa di stampo metacinematografico ragionando sugli effetti speciali artigianali; scena accompagnata poi da un momento demenziale molto audace dato che si tratta pur sempre di un blockbuster cinese (una sorta di commedia sexy a sfondo LGBT, ovvio tutto è solamente accennato ma risulta sempre una sclelta spavalda)
Nel corso dell’opera Chow inserisce una serie di chicche appartenenti alla sua poetica, dal richiamo trans-mediale di matrice cartoonesca (personaggi che corrono stile Beep Beep), poi immancabili le citazioni cinefile folli e disparate (in questo film è possibile cogliere diversi richiami al genere hongkonghese dell’horror comedy soprattutto firmato Jeffrey Lau, una sorta di maestro per Chow) fino ad arrivare ad una comicità “fisica” fuori da ogni schema con battute scatologiche, equivoci e riflessioni esistenziali che si mixano alla perfezione.
In aggiunta Chow inserisce pure una sorta di love-story (richiesta sempre a gran voce dal pubblico locale) gestendola in maniera piuttosto profonda ed evitando facili clichè.
Fantasy innovativo che giustamente ha sbancato il box office (all’epoca maggior incasso della storia del cinema cinese).
Molto vicini al capolavoro
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