Regia di Hirokazu Koreeda vedi scheda film
Decido di ricominciare a recensire film (si spera in modo definitivo!) dopo molto tempo e decido di farlo scegliendo Father and Son, una delicata pellicola diretta da Kore-Hada Hirokazu, che gli è valsa il premio della giuria al Festival di Cannes del 2013.
La trama racconta la storia di Ryota, un imprenditore di successo che si è fatto da sè, lavorando duro per permettere alla propria famiglia una vita agiata. La stessa vita agiata che un giorno viene scossa da una telefonata: l'ospedale in cui suo figlio Keita è nato gli comunica che in realtà il bambino non è il suo vero figlio biologico. Per uno scambio (no, non potete giudicarmelo spoiler, fidatevi) al momento della nascita infatti, Ryota e sua moglie Midori hanno cresciuto il bambino sbagliato.
All'interno della trama che vi ho riportato, i protagonisti si scontrano con tutti i dilemmi che una vicenda del genere, per quanto assolutamente surreale, può porci. Il vero figlio di Ryota e Midori ora vive in una famiglia modesta, ma molto affettuosa, il che forse acuisce la questione attorno a cui la trama stessa si sviluppa: ristabilire l'ordine naturale delle cose o continuare a crescere un figlio che non è sangue del proprio sangue?
La volontà da parte mia di inquadrare bene ciò che il film si propone (con ottimi risultati a mio avviso) di raccontare fonda sulla convinzione che questa pellicola potrebbe fare storcere il naso ai molti, convinti che alla già paradossale vicenda dello scambio di neonati, si aggiunga l'assurda pretesa di un genitore di andare a riprendersi un figlio biologicamente proprio, rinnegando anni spesi a crescere qualcuno che forse è il vero figlio. Ciò non deve trarre in inganno, in quanto Hirokazu riesce in questo modo a raccontarci un certo modo di porsi della società giapponese, maggiormente ancorata alle tradizioni e, quindi, al sangue.
Altra caratteristica particolarmente apprezzabile della pellicola risulta essere la forte caratterizzazione dei personaggi: i quattro genitori appaiono lungo tutto il film molto diversi fra loro, oltre che dotati di una propria soggettività che traspare in modo piuttosto limpido. Da quanto ho scritto fino ad ora però potrete aver notato il fatto che io non abbia mai citato l'altra coppia protagonista della storia (la famiglia Saiki): ebbene qui si nota forse il più grande errore di Hirokazu in questo film, cioè l'aver finito col concentrarsi su una delle due famiglia in particola e, ancora più nello specifico, sulla figura di Ryota, che finisce con l'essere (in modo del tutto casuale) il protagonista di questa storia, oltre che colui le cui decisione vengono accettate da tutti gli altri personaggi.
La somma di critiche e apprezzamenti mi fa propendere tuttavia per i secondi, considerando questo film complessivamente piacevole e in grado di trasmettere qualcosa.
Voto: 7,5
P.S.: mi rendo conto di non essere forse riuscito a trasmettere fino in fondo il messaggio recepito dal film. Resto pertanto a disposizione per ulteriori considerazioni!
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