Regia di Gregg Araki vedi scheda film
Del filone cinematografico dedicato alle tematiche omossesuali Greeg Araki è non da oggi uno degli esponenti più accreditati ma soprattutto di maggiore visibilità. A lui si deve la rappresentazione più colorita ed eccentrica di una sessualità che altri registi americani a cavallo degli anni 80/90 avevano già esplorato - dal Gus Vant Sant de "Mala Noche" al Jonathan Demme di "Philadelphia"- senza però raggiungere gli estremi che nel bene e nel male appartengono alla poetica del cineasta losangelino, da sempre cultore di antipodi che nel continuo saliscedi di esaltazione e depressione individuano le contraddizioni dell' American Style of Life. Una schizzofrenia che almeno nei suoi primi film, quelli che lo hanno reso famoso ("Doom Generation" e "Exstasy Generation") sembrava nascere dalla reazione alla paura rappresentata dalla diffusione del virus dell'aids che proprio in quegli anni faceva segnare il picco della sua drammatica espansione. Sul piano cinematografico ne risultava un cinema quasi sperimentale, con narrazioni sincopate e messinscene surreali e finanche grottesche, incentrate quasi esclusivamente su storie di giovani senza arte ne parte. Vero e proprio contraltare ai laccati teen movie hollywoodiani, il cinema di Greeg Araki, passata la tempesta, si è progressivamente normalizzato, mantenendo inalterati i contenuti ma rinunciando dal punto di vista formale agli aspetti più radicali.
"White Bird in a Blizzard" il suo ultimo film è in questo senso una conferma, collocandosi in termini produttivi nei pressi di quel cinema indie che ha perso da tempo la sua forza propulsiva ma che ancora riesce a combinare e tenere insieme fattori apparentemente inconciliabili. Nel film in questione infatti il motivo dominante è rappresentato dal vedere in azione, in uno scenario assolutamente diverso da quelli in cui siamo stati abituati ad ammirarla, Shailene Woodley, una delle nuove star del firmamento hollywoodiano grazie film come "The Divergent" e "Tutta colpa delle stelle " che sono la quintessenza di una normalità che "White Blizzard" invece fa di tutto per scrollarsi di dosso.
A cominciare dalla struttura della trama che dapprima ci lascia pregustare una protagonista femminile del calibro di Eva Green, qui nei panni di Eve, desperate housewife alle prese con un matrimonio fallito e in competizione con la figlia adolescente, e poi, improvvisamente, e dopo poche scene, ce la sottrae a causa di una misteriosa sparizione che diventa il motivo scatenante di una serie di situazioni (scabrose) lontane dal conformismo tipico del cinema mainstream. Per continuare con la spiazzanti caratteristiche di una modernità che si esprime attraverso l'atipicità delle figure di contorno - non solo gli amici di Cat, vistosi e estroversi ai limiti del kitsch ma anche il poliziotto senza mezzi termini interpretato da Thomas Jane - e mediante un tono parzialmente raggelato, e che però si nutre degli elementi più classici del melò hollywoodiano alla Douglas Sirk (incarnato soprattutto dalla nevros di Eve e dal clima claustrofobico in cui è immersa la vicenda), con il perbenismo americano (le tradizioni famigliari e il decoro sociale) progressivamente svuotato dei suoi valori dall'escursione emotiva e dalle pulsioni "ormonali" di Kat, ragazza della porta accanto che si trasforma in una lolita seducente e complicata. Stratificazioni che Araki riesce a fondere in un dispositivo semplice ma denso, in cui la linearità della progressione narrativa e la sostanziale sobrietà della macchina da presa corrispondono perfettamente alla manifestazione d'impotenza da parte dei personaggi, tutti, in un modo o nell'altro, spettatori passivi delle proprie esistenze. Una compostenza che non impedisce al regista di riprendere le tematiche che gli sono più care, e che, soprattutto nel personaggio di Kat, gli permettono di esplorare le contraddizioni di un'irrequietezza esistenziale esorcizzata dall'esuberante appettito sessuale che da sempre contraddistingue il mondo giovanile raccontato da Araki.Tra qualche giorno sugli schermi americani.
(icinemaniaci.blogspot.com)
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