Regia di Gregg Araki vedi scheda film
Torna Gregg Araki e ci fa sempre molto piacere. Questa volta alle prese con una trasposizione di un romanzo che ce lo fa tornare serio come ai tempi di Misterious Skin, forse un po' melodrammatico, ma anche efficacemente visionario e senz'altro sempre principe e maestro di un suo stile magnetico incentrato anche sul contrasto attraente, erotico e antitetico tra giovinezza e maturità, tra corpi levigati poco più che adolescenti, caldi, passionali e inquieti e altrettanti maturi, corrotti o corruttori, spesso affascinanti se non irresistibili.
“L'uccello bianco nella tempesta” si riferisce ad un incubo ricorrente e variegato che coglie nel sonno la quasi diciottenne Katrine Connors – “Ha scelto questo nome mia madre per poi chiamarmi semplicemente “Kat” come un gatto” (la interpreta efficacemente la neo diva Shailene Woodley di Divergent e Colpa delle stelle) dal momento che la misteriosa, riservata e bellissima madre svanisce nel nulla da un giorno all'altro. Lei rivive la scomparsa immaginandosi vestita di bianco nel mezzo di una tempesta, dove in lontananza scorge la figura indistinta e nuda della madre che, quasi assiderata dal freddo, la chiama e la guarda col suo bel viso dagli occhi penetranti (quelli magnifici ed enormi di Eva Green).
Ad annunciare la dipartita di quella donna visibilmente infelice e poco realizzata, un padre ed ex marito sconsolato e privo di personalità (Christopher Meloni), che accetta la scomparsa con irragionevole e rassegnata mancanza di polso, lasciandosi andare alla malinconia ed al mutismo.
Kat allora, oltre a frequentare una psicologa, (interpretata da Angela Bassett), cerca col tempo di rivivere gli episodi del passato per cercare indizi su una scomparsa sempre più sospetta, mentre fuori, sia gli amici più intimi (la ragazzona di Precious e un amichetto gay, così come l'affascinante vicino di cassa coetaneo che la inizia ai piaceri del sesso – Shiloh Fernandez, un nuovo Wolverine in formato post adolescenziale), sia l'affascinante poliziotto che segue le indagini (Thomas Jane), divenuto anche amante occasionale della ragazza, sembrano tutti sapere cosa sia successo per davvero a sua madre. Una verità che Kat non può accettare, preferendo rassegnarsi alla dipartita di una madre di cui nemmeno sente veramente la mancanza, tanto erano distanti caratterialmente le due donne.
La verità sembra facile da intuire, ma la dinamica da thriller svela una sorpresa finale molto nelle corde di Araki, che ovviamente conviene tacere.
White bird in the blizzard ripercorre dunque, ma in modo più ragionato e controllato, le dinamiche e le incertezze della crescita che colgono come un trauma una gioventù spesso bella o bellissima, che non sa accettarsi e che sembra più attratta (anche sessualmente) dalla maturità, del corpo e della mente, forse perché associata ad una pseudo libertà che si fantastica, ma non si riesce mai veramente a raggiungere.
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