Regia di François Ozon vedi scheda film
Descrizione di una stagione di vita di una ragazza giovane, graziosa - ma quasi anoressica (ciò che non la può rendere bella) – …che tende a sfiorire precocemente nell’apatia della consunzione.
Quella stagione della vita dove si compiono scelte spesso irrazionali, dettate dalle pulsioni istintive, dall’inconscio dei sensi e dal senso di libertà fuori dalle regole e convenzioni sociali; in cui si sperimenta per la prima volta il potere (o, viceversa, la mancanza di potere) del proprio corpo; persino l’onnipotenza, in taluni casi, del proprio corpo. E la brutalità del corpo altrui. La prima volta; le successive…
Ecco, una delle poche stagioni della vita dove il senso si può ritrovare proprio nella mancanza di senso, nell’irrazionalità delle scelte, dove spesso non ci sono spiegazioni, inutile arrovellarsi sulle cause, sulle falle dell’educazione genitoriale, sul mistero della riottosità dei figli.
È la natura stessa dell’uomo e contano soltanto (come antidoto alla devianza) i buoni esempi di vita… e (come sempre) una buona dose di fortuna.
Questa consapevolezza rende la visione meno amara ed aspra. Perché altrimenti motivi di amarezza ed asperità dei contenuti ce ne sarebbero.
Descrizione asettica ed algida (quasi acritica) della stagione di vita di una ragazza che tradisce pochi sentimenti e, dei pochi, comunque più “vizio” che incaute indecisioni. Più opacità cinerea che affettività ribelle. Più meccanica estetica delle carne che viscerale trasporto emotivo sotto pelle.
Poca inquietudine, nessuno spazio al tormento, bello o brutto che sia.
Diverte la complicità con il fratellino; molto meno il percorso di psicoanalisi e normalizzazione post agnizione, per terminare in un finale che avrebbe pretese liberatorie e riconcilianti, mentre finisce invece per risolversi solamente in una futile, ambigua inverosimiglianza.
Per quanto - mutatis mutandis (sostituendo la droga al sesso, ma non il vuoto e l’indifferenza sociale, nella normalità del quotidiano) - i punti di contatto con Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino ci sarebbero anche, qui siamo lontani anni luce in termini di spessore e contenuti. Così il primo rimarrà nella storia quale patrimonio culturale collettivo di molte generazioni europee, mentre questo è destinato a rimanere confinato in poche videoteche private… quando non (mi sia concessa la battuta) “privè”.
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