Regia di François Ozon vedi scheda film
Ozon ha il merito di non dare giudizi, piuttosto di stimolarci nella riflessione e si diverte a mostrarci un corpo così bello e attraente. Egli divide la storia in quattro parti come le quattro stagioni che attraversa, ognuna delle quali dominata da una canzone della celebre cantante degli anni ’60/70 Françoise Hardy.
Prostituzione per curiosità e provocazione e disagio giovanile: queste le ragioni che portano la bella e giovane Isabelle (Lea per i clienti) a scoprire il sesso a pagamento in hotel modernissimi nel centro di Parigi. Lontanissimo dalla bella di Luis Buñuel, il racconto di formazione di François Ozon potrebbe solo viaggiare parallelo con Gus Van Sant e i suoi adolescenti nella fase tumultuosa della crescita. Isabelle mette in risalto il bisogno di capire il sesso dopo la delusione della prima volta con un suo coetaneo e consapevole della sua, seppur giovane, avvenenza si avventura nel torbido e sconosciuto mondo delle offerte via internet. Più che vendere il suo corpo, studia gli uomini che incontra e ne esplora il contesto borghese: non ha bisogno di denaro dal momento che vive in una famiglia agiata e non spende neanche i tanti soldi che ricava. E intanto osserva come un antropologo anche i suoi familiari: il fratello con cui si confida saltuariamente, la mamma con cui ha un freddo rapporto di convenzione, il patrigno che la guarda sempre più con un vago senso pruriginoso. È il vero papà lontano e separato che forse rappresenta la figura che le manca veramente e che la spinge a scegliere gli appuntamenti con uomini maturi. Tutto questo rappresenta per Isabelle l’unico modo per dare un valore mentale alla sua vita e al suo corpo e lo vuol fare con il metro della ricompensa in euro. Il percorso di Isabelle diventerà sempre più complicato con il cliente anziano che lei stessa predilige e ciò la spiazzerà, ma sarà anche la maniera per arrivare al traguardo e forse cancellare per sempre la Lea che è in lei.
Ozon ha il merito di non dare giudizi, piuttosto di stimolarci nella riflessione e si diverte a mostrarci un corpo così bello e attraente da far rimpiangere chi non è più giovane. Egli divide la storia in quattro parti come le quattro stagioni che attraversa, ognuna delle quali dominata da una canzone della celebre cantante degli anni ’60/70 Françoise Hardy, che fu infatti la cantatrice della gioventù e della spensieratezza di quegli anni. Isabelle è interpretata da Marine Vacht, una ragazza dalla bellezza disarmante la cui bravura è stata quella di guardare chi la circonda con occhi senza malizia, senza perversione. Particolare molto importante perché si riflette anche nel contesto del film e viene trasmesso allo spettatore, ben conscio che non si tratta assolutamente di un’opera erotica o voyeuristica. È semplicemente il cinema bello, stimolante e provocatorio di François Ozon.
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