Regia di François Ozon vedi scheda film
Dietro a un titolo che fin da subito suona algido e provocatorio, si nasconde un concetto che comunque corrisponde al vero: uno sguardo semplice, di superficie, inconsapevole, in divenire, acritico e apatico su se stessi e sul mondo. Verrebbe da dire persino arreso. Storia di smarrimento e di rinuncia. Nell'anno in cui La vita di Adele incarna sentimento e passione, il cinema francese sforna questa informe rappresentazione dell'adolescenza e della giovinezza come mera pulsione istintuale, narcisistica, di comodo, sconcertante perché assolutamente connessa con le tristi vicende di una realtà in cui il guadagno facile passa anche attraverso la mercificazione della sessualità, spesso acerba. Priva di qualsiasi legame con l'affettività, la protagonista rotola da un letto a un altro in uno squallido alternarsi di parcelle, genitori attoniti, psicologi rassegnati, istituzioni assenti. Triste, disarmante, attuale.
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