Regia di François Ozon vedi scheda film
Quando il cinema precede l’attualità. Ce ne sono di esempi da fare, questo sarebbe solo l’ultimo di una lunga serie. Presentato a Cannes è stato accolto dal pubblico con trasporto, anche se un po’ di critica non è mancata, a causa della tematica affrontata che scotta: una minorenne che si prostituisce per il solo gusto di farlo. Marine Vacth interpreta perfettamente l’indifferenza con cui offre il suo corpo a chi lo compra. Decine di clienti, tanti soldi e numerose docce finché la cosa le sfugge di mano. François Ozon utilizza una rappresentazione con dialoghi poveri e immagini chiare e decise. La fotografia è calda e avvolgente, lo spettatore deve essere solo tale, infatti si osserva e nemmeno si giudica perché, la freddezza anonima con cui Isabelle perde la verginità si ripercuote in tutti i successivi rapporti sessuali che colleziona, allibisce. Il dramma sta però nella non-consapevolezza della gravità personale che contiene quel suo gesto sfacciato, nel fatto di prendere il tutto non seriamente, calcando il concetto quando si recita Rimbaud che in una sua opera vuole descrivere il passaggio dall’adolescenza all’età adulta che poi, alla fine, si compie anche se si è impreparati, anche se l’impatto sarà traumatico, perché la giovinezza è colma di spensieratezza che offusca i valori e la dignità non si conosce. Ecco perché il caro, vecchio, Arthur scriveva: “nessuno è serio a diciassette anni”, perché tutto si cela dietro un numero, dietro quegli anni che si rimpiangono solo dopo essersi accorti che non torneranno più, e farà tristezza sapere che non si è stati in grado di conservare nemmeno un buon ricordo.
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