Regia di François Ozon vedi scheda film
Al giorno d’oggi sono pochi i registi prolifici quanto Francois Ozon (idolatrato in Francia ma con un piccolo numero di “accaniti fans” anche qui da noi) capaci di sfornare film (quasi sempre buoni, a differenza dell’Allen degli ultimi 15 anni: ma Ozon, ad oggi, se "li sogna" i vari Manhattan,Io & Annie, Zelig ecc, felice di esser smentito in futuro) con cadenza annuale e anche più: complice la nostrana lenta distribuzione, l’ultimo sin troppo raffinato ed attualissimo “Giovane e bella”, (impossibile uscire in sala con maggior tempismo) segue infatti di soli pochi mesi il seducente (potere della parola scritta) e ben più riuscito “Nella Casa”.
Cadenzato e canzonato nell’arco di quattro stagioni (le musiche di Françoise Hardy hanno messo a dura prova un irriducibile vecchio “rocker” come me: ma avranno mandato probabilmente in estasi buona parte degli altri spettatori in sala) alla maniera del miglior Rohmer, dall’estate alla primavera (sorvoliamo su quella piccola leggera ferita sulla fronte di Isabelle, che persiste indelebile tra autunno ed inverno...) il film scorre abbastanza veloce (perfetto il repentino passaggio dalla spensierata estate al ritorno alla routine scolastica, con annessi compiti da fare e genitori ovviamente inadeguati) con taglio asciutto e quasi documentaristico, senza indugiare su facili compiacimenti morbosi.
Ancora una volta Ozon dimostra di sapersi muovere abilmente tra i vari registri cinematografici.
E di saper scegliere bene gli interpreti dei suoi racconti, attori di contorno compresi: tutti hanno “la faccia” giusta.
La giovane protagonista del film in particolare, la filiforme, conturbante ed attraente Marine Vacht, è decisamente convincente nel ruolo della diciasettenne Isabelle, che per noia e/o comunque rompere la solitudine, nel sempre più complesso passaggio dall’adolescenza all’età adulta, incomincia quotidianamente a prostituirsi.
L’approccio del regista nei Suoi confronti è comunque tenero, decisamente amorevole.
Cinematograficamente parlando (sappiamo bene che nella realtà una ragazzina della sua età non si filerebbe “neanche di striscio” il fratello “pischello” : e viceversa ovviamente, due mondi separati e distinti) funziona molto bene anche l’intimità tra Isabelle e suo fratello più piccolo. Il ragazzino è una vera forza.
Molti delle scene migliori del film, anche a livello di scrittura (a parte la splendida sequenza finale, illuminata dalla preziosa presenza di una Charlotte Rampling da applausi) sono proprio quelle in cui li vediamo protagonisti insieme.
Il loro sguardo “complice” è infatti quello di Ozon.
Alcuni momenti del film sono però sin troppo convenzionali (ad esempio il rapporto tra Isabelle/Lea ed il Suo più “affezionato” anziano cliente, che poi ci lascerà le penne). Altri fuori luogo: la breve scena sul celebre Pont des Arts, con quella ingenua inquadratura dei lucchetti degli innamorati, andava bene per un film romantico come “Il tempo delle mele”. E funziona meno che altrove (ben altri risultati in “Nella Casa”) anche l’indagine socio psicologica e lo sguardo pungente di Ozon nei confronti della classe borghese parigina, a cui chiaramente appartiene la famiglia della protagonista.
Se si apprezza infine il desiderio del regista di non voler far scandalo a tutti i costi (vera forza del miglior Cinema a confronto della peggior Tv) di non voler esprimere frettolosi giudizi e fare banali moralismi, dispiace vedere come lo stesso ometta di mostrare completamente o quasi (forse per eccesso di amore nei confronti della apparentemente algida protagonista) “Il lato oscuro” della dura vita della novella “bella di giorno”. Tutto sembra sin troppo semplice, per non dire pericolosamente “invitante”. Di clienti “brutti, sporchi e cattivi” neanche l’ombra (salvo una piccola eccezione:troppo poco rispetto alla realtà dei nostri giorni).Tutti gentili, paterni e socievoli i clienti disposti a pagare 300 € per una bella(?) scopata? Voto: 7
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