Regia di François Ozon vedi scheda film
Ci sono sempre stati due Ozon, nella recente storia del cinema, un Ozon morboso al limite della prurigine, ossessionato dalla perversione candida e sensuale di alcuni suoi personaggi maschili e femminili (Le temps qui reste, Swimming Pool), o magari interessato a tutte le dimensioni, anche sessuali, dei rapporti di coppia (CinquePerDue); e poi il secondo Ozon, più giocoso seppur sempre raffinato (8 donne e un mistero, Potiche, Nella casa). Per riuscire ad andare oltre queste divisioni alquanto schematiche, ci voleva un capolavoro come Gocce d'acqua su pietre roventi. Ma con Jeune et belle Ozon si dimostra ulteriormente cresciuto, ancora una volta è riuscito ad andare oltre le sue linee generali pur non avendo realizzato un capolavoro, con una pellicola che dalle premesse sembrerebbe cosparsa della perversione-tipo di certi raffinati film francesi ma che alla fine si dimostra sensibile e straordinariamente umana oltre le consuete 'apparenti' freddezze dei personaggi. Mai interessato alle dimensioni sociali, che in Giovane e bella invece con pudore si fanno strada, quanto alle dinamiche amorose, sentimentali e psicologiche dei suoi personaggi, come anche nelle ironie crudeli dei suoi drammi da camera, il prolifico regista francese mette in scena i misteri delle dinamiche psicologiche di un'adolescenza che osservata dall'età adulta sembra quasi di non averla mai vissuta. Isabelle, soprannome da prostituta lea75, accetta incontri con uomini di diverso tipo alla modesta (!) somma di 300€, mentendo chiaramente su età e identità, per puro scopo di piacere, facendosi pagare ma senza il bisogno di soldi. Il sesso, scoperto in un'adolescenza già macchiata dalla sofferenza della separazione dei genitori (esteriormente da lei poco considerata), anche se viziata e alleggerita da una madre permissiva, diventa il modo di colmare un vuoto affettivo che un padre fantasma le ha lasciato, e che il nuovo marito della madre (né la madre stessa) non può (possono) colmare. L'unica consolazione in famiglia è quella del piccolo fratello, rapporto affettuoso e anche reso molto sinceramente da un Ozon spesso disinteressato alle giovani età, ma che qui dimostra un candore che si distacca dalla morbosità fine a sé stessa, perché Isabelle rimane in qualche modo pura, inavvicinabile nemmeno con uno sfrontato voyeurismo. Da ciò deriva la volontà, di Ozon, di tenersi a distanza, di sfruttare una certa patina visiva nelle scene erotiche per scrutare da lontano e senza coinvolgimenti i numerosissimi tentativi di catarsi, amplessi non necessariamente ottenuti, che non riescono ad elevare Isabelle alla felicità. La ricerca esistenziale immatura di questa giovane, distante da immagini come la Deneuve di Bella di giorno o, a voler esagerare, dal femminismo di Linda Lovelace in La vera gola profonda, non è espressione di emancipazione né di analisi del binomio femminile santa-puttana, quanto piuttosto la volontà di scrutare nelle incertezze adolescenziali quella purezza (paradossale ricerca) della sessualità, che è purezza della vitalità. Percorrendo le esperienze sessuali di Isabelle, sempre poco coinvolgenti se non quando affiancate dagli atti teneri e sensibili dell'anziano George, ci accorgiamo dell'ostinazione di una ragazza che tallona la perversione senza viverla, che cerca di vivere il piacere del mistero e del pericolo per compensare alla pericolosità e al mistero della propria problematica fase di vita. In questo senso Ozon mostra alcune debolezze, specie nella seconda parte in cui un cliente muore e lei viene scoperta, non perché le reazioni da parte dei familiari siano banali o esagerate, ma perché tutta la seconda fase appare scissa in maniera disarmonica dalla prima, una disarmonia che nell'ultimo Nella casa, seppur molto diverso, non si notava, sebbene i toni cambiassero sempre e nemmeno lì si escludesse un pizzico di tensione erotica. Infatti non è da rimproverare ad Ozon la volontà di cercare l'indagine psicoanalitica della sua protagonista (che si scopre anche troppo esplicitamente essere alla ricerca del riempimento del vuoto affettivo), anche perché i toni rimangono controllati e moderati, mai esagitati né eccessivi; il vero problema è che il film rischia di dileguarsi davanti agli occhi, perché la regia, nel tentativo estremo di essere anti-spettacolare e basica, per osservare il sesso come 'una attività come tante' (dice Isabelle), perde di stile, di momenti memorabili, com'era stato altrove, se non nell'ultima comparsa di Charlotte Rampling. Non va esclusa neanche l'intenzione, da parte del regista, di voler privare il film di momenti catartici proprio perché è la protagonista ad essere priva di catarsi; ma simile stasi visiva (a cui corrisponde un notevole candore dal punto di vista tematico) non giova allo stile di un Ozon che appare trattenuto, rimodellato da un sé stesso che vuole fare qualcosa di nuovo senza scatenare genialità. Così il film scivola normalmente, senza riuscire ad arricchire o quanto meno a stupire, in modi che non necessariamente combaciano con lo spettacolarismo, ma almeno con più movimento 'mentale'. Forse il vero problema è la mancanza di ironia e di sottotesti: la pellicola appare abbastanza esplicita nei messaggi, straordinariamente umile per essere di Ozon e in generale per essere francese, ma meritevole di una sola unica partecipe visione. La fortuna è che Ozon non si sia lasciato andare a tutte le indagini della polizia sulla morte di George, altrimenti il film avrebbe preso una piega thriller assolutamente poco consigliabile. Certo però è che, nella sequenza con Charlotte Rampling, le esplorazioni caratteriali dei film di Ozon si riconfermano notevoli dimostrandosi splendide, originali e imprevedibili, proprio perché la catarsi di Isabelle si dimentica della sessualità e della morbosità, nell'ottenimento di una propria soddisfazione mentale, e permette a Isabelle stessa di aggiungersi alla lista dei più bei personaggi ozoniani insieme ai quattro di Gocce d'acqua, pur sempre senza sensazionalismi, ma con la semplice arma dell'acquattata commozione. Nonostante i ricatti affettivi e la crudeltà di certi comportamenti con l'altro sesso, Isabelle rimane sempre, comunque, inevitabilmente, senza possibilità di alternative, giovane e bella.
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