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Real

Regia di Kiyoshi Kurosawa vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Real

di alan smithee
7 stelle

Viaggio avveniristico e labirintico nel sogno di una mente bloccata nel limbo di uno stato comatoso - conseguenza estrema e sospesa di un tentativo di suicidio – Real è il titolo volutamente fuorviante ed anacronistico di un percorso che si popola delle fantasie senza freni, talvolta macabre, prodotte da una mente libera e aperta di una creatrice di fumetti manga, la giovane Atsumi: immagini o situazioni colte durante un viaggio intrapreso dal suo innamorato Koichi per cercare di far uscire dalla gabbia di quello stato “sospeso” la sua giovane e bella fidanzata. L’ospedale in cui è in cura la ragazza infatti, sta sperimentando una tecnica avveniristica che consente ai parenti o amici più prossimi della vittima di vivere una esistenza parallela nella mente del dormiente, inducendolo a fuoriuscire dal suo stato di inerzia altrimenti senza limiti o fine certi.

 

locandina

Real (2013): locandina

 

Un viaggio che inizia sempre nell’ingresso asettico del palazzo moderno ove risiede la disegnatrice, dove il nostro protagonista si introduce per entrare nell’appartamento della giovane, ritrovandola ossessivamente intenta e concentrata a produrre le sue storie illustrate e a dannarsi la coscienza per le difficoltà insite nella creazione della sua saga a fumetti, lavoro per il quale la donna sembra riporre ogni risorsa fisica ed intellettiva.

Viaggi che si ripetono con una certa frequenza visti i progressi che la paziente registra da quel fatidico giorno, fino al momento in cui per il ragazzo diventa impossibile discernere con chiarezza da una parte la vita organizzata nella mente di Atsumi e dall'altra la vita reale, concreta, ammesso che tutto ciò che si vede e ci viene proposto sia davvero quanto succede in realtà.  

 

Takeru Sato, Haruka Ayase

Real (2013): Takeru Sato, Haruka Ayase

 

Real infatti si fa forte di una situazione privilegiata ed irresistibile dal punto di vista delle possibilità di sviluppo della struttura narrativa, permettendo ad un insolitamente estroverso Kiyoshi Kurosawa - qui davvero incontenibile e che rifugge in questa situazione l’atteggiamento trattenuto e freddamente lucido che spesso lo caratterizza nello svolgimento dei suoi thriller e drammi pervasi al contrario di questo da una concretezza quasi matematica  - di spaziare attraverso le incognite della mente, dove gli incubi che devastano l’esistenza dei due protagonisti, altro non sono che le conseguenze di ricordi ed ossessioni del passato, in parte in questo caso legate ad un’isola lussureggiante e alla devastazione di cui essa è stata vittima.

 

Haruka Ayase

Real (2013): Haruka Ayase

 

Incubi concreti più veri del “reale”, l’ossessione per l’acqua, che in più sequenze invade intere stanze dell’appartamento di Atsumi, l’interesse ugualmente ossessivo per rendere su carta una creatura marina preistorica che farà la sua sconcertante apparizione nell’epilogo incontenibile del film (un drago solo apparentemente bonario alla Elliott, ma realistico nel suo incedere grossolano e devastante e che ricorda la bestia micidiale del magnifico The Host di Bong Joo-ho) e pure ancora l’apparizione inquietante di un ragazzino fradicio e dall’espressione tesa e sofferente, troveranno una loro logica o quantomeno una giustificazione tra un girotondo narrativo tortuoso ed incalzante che può stancare o lasciare interdetti, ma che risulta comunque portato avanti con innegabile stile ed abilità da un regista che apprezzo da tempo, ma qui soprattutto come ha saputo spiazzarmi con questo suo finale ridondante ed eccessivo, in molti sensi ed accezioni.

 

Kiyoshi Kurosawa

Real (2013): Kiyoshi Kurosawa

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