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Prisoners

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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La recensione su Prisoners

di Serum
8 stelle

Si apre con una preghiera, ma tutto il resto del film è dedicato a mettere in scena una consapevole (e dichiarata) guerra contro Dio (quello che fa morire i bambini di cancro, o permette che divengano vittime di assassini e pedofili), la quale assumerà dei connotati definiti in una risoluzione finale che mette insieme i pezzi di un puzzle intricato e che ad un primo impatto potrebbero sembrare solo dei riempitivi. Un thriller magnificamente confezionato da un Villeneuve che capisce come dare respiro ad una vicenda complessa (ma che ci voleva poco a trasformare nel più dozzinale dei prodotti), ricca di una tensione che è fatta di silenzio e di atmosfere rarefatte (e non di puerili jump scare), in cui ad un'intrigante vicenda investigativa si va ad incrociare una storia di dolore e desiderio di vendetta verso un fato ingiusto che mina le fondamenta delle nostre certezze più profonde (all'inizio Keller dice che l'insegnamento più importante datogli dal padre è che si deve essere pronti a tutto, ma gli ci vuole un attimo per sentirsi impotente e capire le falle di una vita costruita sulla paranoia), scritto con sufficiente scaltrezza per disorientare senza infastidire (si sospetta di tutti senza trovare il bandolo della matassa sino alla rivelazione) e che evita di prendere una posizione definita sulle scelte morali dei protagonisti (limitandosi a mostrare le pieghe marce di un mondo in cui non esiste giustizia, se non come pura convenzione sociale). Presenta inoltre un risvolto hitchcockiano da non sottovalutare: tutto trae origine da un fischietto perso, il quale si rivelerà fondamentale per chiudere definitivamente il cerchio (utilizzando una suggestione uditiva che viene lasciata saggiamente in sospeso). Perfetta, come sempre, la fotografia di Roger Deakins.

 

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