Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film
In una (apparentemente) tranquilla cittadina della Pennsylvania, il Giorno del Ringraziamento due famiglie stanno festeggiando la ricorrenza: i Dover - Keller (Hugh Jackman), la moglie Grace (Maria Bello) e i loro due figli con i Birch - anch'essi marito (Terrence Howard), moglie (Viola Davis) e due figli; all'improvviso le due figlie più piccole, Anna Dover (Erin Gerasimovich) e Joy Birch (Kyla-Drew) spariscono e subito partono le ricerche improvvisate dei familiari, che non danno alcun frutto, e la denuncia alle autorità competenti, con l'affidamento del caso al giovane agente Loki (Jake Gyllenhaal), di cui, a pelle, Keller non si fida e pertanto si rimette personalmente a indagare per proprio conto. Le due ricerche incrociate daranno luogo a colpi di scena a catena e scoperte impensabili, con tortuosi cambi di prospettiva nell'intricatissimo caso.
'Prisoners' è un magnifico thriller-poliziesco dell'autore canadese Denis Villeneuve, che rivolta la complessa e densa sceneggiatura, con sortite verso l'horror e inquietanti virate verso il demoniaco, scritta da Aaron Guzikowski, dirigendo il film come se fosse un dramma con toni da tragedia: il ritmo, contrariamente al genere, è quasi sempre compassato ma, nonostante questo e la lunga durata (due ore e mezza abbondanti) la pellicola è pregna di una tensione il più delle volte insopportabile e la violenza, spesso trattenuta, esplode in maniera inattesa ed incontrollabile, anche da parte delle persone da cui lo si aspetta.
La bravura del cineasta canadese sta nell'aver messo in scena una storia dai temi tutto sommato abusati, come quello dei rapimenti di minori, intrecciato alle sette sataniche, riuscendo a costruire qualcosa di originale, puntando molto sui risvolti personali che la vicenda provoca a tutti i personaggi che ne risultano coinvolti invece che focalizzarsi su canoniche indagini - che corrispondono al 'minimo sindacale' nel minutaggio della pellicola - grazie ad uno scavo psicologico sorprendente ed inusuale per un film di genere, anche se riletto con uno sguardo autoriale.
Ottimi e centrati quindi tutti i personaggi analizzati dalla lente da entomologo del regista e di conseguenza le interpretazioni del cast di prim'ordine: Hugh Jackman, che reagisce prendendo di petto la situazione senza stare a pensarci troppo e fidandosi del proprio istinto, Maria Bello che, all'opposto, si dimostra una donna dal carattere fragile e crolla preda di tranquillanti poiché non riesce a sopportare le avverse circostanze, Terrence Howard e Viola Davis, all'inizio genitori pacati ma poi risoluti nell'assecondare gli atteggiamenti e le (pericolose) scelte fatte dall'amico Keller, Jake Gyllenhaal, detective dalla poca esperienza ma dotato di intuizioni geniali, Paul Dano, nel complicato ed ambiguo ruolo del 'colpevole' e della 'vittima' contemporaneamente Alex Jones ed infine una strepitosa e quasi irriconoscibile, per il trucco che la invecchia molto, Melissa Leo, nei panni di Holly Jones, zia del 'mostro' Alex.
La fotografia di Roger Deakins contribuisce, specie nelle tante scene buie e notturne, ad incrementare il pathos degli scabrosi fatti narrati e la suspence dell'ultima mezz'ora e a dare al paesaggio circostante quell'alone di mistero che emana dall'immensa provincia americana, custode di segreti e verità che, una volta rivelati, parevano inconcepibili, come sono, parecchie volte, le scelte dell'Academy che, nel 2013, ha pressoché del tutto ignorato il film, concedendo un'unica candidatura, a Roger Deakins per la fotografia!
Voto: 8,5 (v.o.s.).
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