Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film
Il regista del Quebec è fra i più importanti cineasti di oggi. Ci si scomoda, anche giustamente, a incensare i grandi vecchi che ancora professano la loro idea di Cinema, senza, peraltro, più entusiasmare come una volta, e non ci si accorge di questi nuovi splendidi talenti. Beh, forse di Villeneuve ce ne siamo accorti, grazie a una serie di film formidabili, a cominciare dall'ultimo, "Sicario", ma "Prisoners" dovrebbe essere una pietra miliare del Cinema degli anni zero. Costruito a incastri, cupo e melmoso, è un meccanismo perfetto di facce e orrori, di disperazioni e di vendette, è un "Fargo" senza il disincanto dei Coen, ed è solido come una roccia. Tipica storia di provincia, in cui di sano ci sono solo i minuti iniziali, prima che un gorgo di perversione e violenza getti tutti, spettatori compresi, in un labirinto da cui pare difficile districarsi. "Prisoners" è, quindi, un memorabile thriller, trattenuto, lento, lungo ma della durata giusta, che vede tutti gli attori protagonisti al loro meglio, e si parla di gente come Jake Gyllenhaal, Hugh Jackman o Paul Dano. Un incubo che si muove da una prigione all'altra, da uno scantinato a una casa disabitata, dove tutti sono prigionieri, vittime e carnefici. Forse il finale è un po' consolatorio, ma chissà se è stata una decisione tutta del regista. Resta il fatto che "Prisoners" è uno dei migliori thriller degli ultimi anni. Splendido.
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