Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film
Denis Villeneuve conferma quanto di buono, se non ottimo, aveva mostrato col precedente “La donna che canta” (2010), costruisce un itinerario estremamente solido (e controllato), con alcuni lampi di altissimo cinema ed un percorso accidentato che si arricchisce continuamente.
Due bambine scompaiono nel nulla e due famiglie si trovano improvvisamente alle prese con l’incubo peggiore.
Del caso si occupa l’agente Loki (Jake Gyllenhall) che individua presto un sospettato (Paul Dano), ma deve anche vedersela con Keller (Hugh Jackman), il padre di una delle due piccole, che è pronto a tutto pur di difendere la sua famiglia andando ben oltre ai limiti imposti dalla legge.
Più il tempo trascorre, più le possibilità di ritrovarle vive si affievoliscono ed altri pezzi entrano nella composizione del puzzle delle indagini.
Non è facile imbattersi oggigiorno in thriller così potenti, tanto più quando si entra nel campo delle produzioni mainstream quale questa è (basta leggere i nomi impegnati).
Una prova importante che il talentuoso regista canadese supera (quasi) a pieni voti costruendo un quadro ampio, vissuto da parecchi personaggi che trovano il loro spazio, anche se le due figure di volta rimangono quella del padre, uomo da sempre pronto a tutto nella vita (e che ha tutto fin troppo chiaro in testa), e quella dell’agente fino a quel punto della sua carriera infallibile.
Si respira sempre un buon grado di tensione che a tratti diviene enorme, le emozioni si mescolano regalando tutto ciò che da una storia di questo genere ci si aspetta, come il dolore quando ormai sembra tutto perduto, una vita che ormai pare una scatola vuota, la speranza che si riaccende (e qui mi fermo per non spoilerare).
Contribuisce a marcare le sensazioni il clima autunnal-invernale, un’atmosfera buia che peggiora col deteriorarsi della situazione, ricreata con la classica mano talentuosa dal direttore della fotografia Roger Deakins che offre almeno una sequenza eccellente, con la corsa disperata verso l’ospedale.
Decisamente all’altezza il cast; in prima linea con Hugh Jackman, che regala una disperata violenza in una posizione tra violenza e tragedia, e Jake Gyllenhall, attore sempre in crescita, attorno a loro Paul Dano si ritrova con una parte borderline di straniamento (e ne approfitta in tutti i modi), Maria Bello passa dalla solarità delle prime scene alla modalità off (solo una madre può capire fino in fondo certe cose), Melissa Leo quando deve si erge a livello superiore, senza scordarsi di Viola Davis e Terrence Howard.
Un gran bel film che tiene incollati per quasi due ore e mezza, forse solo sul finale si perde qualche colpo, anche se un filo di incertezza viene mantenuto con un taglio conclusivo secco e tagliente, ma probabilmente si poteva avere anche più coraggio arrivati a quel punto.
Avvincente.
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