Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film
Mi rincresce e con sommo rammarico mi pento di non aver saputo creare l'occasione per fruirlo al cinema. Avrebbe meritato l'acquisto del biglietto, onde poterlo così apprezzare anche e già in sala. Senza mezzi termini lo considero ora tra i migliori del 2013 che ho visto o almeno è senza dubbio fra i titoli in assoluto maggiormente degni di nota in quell'anno. Si presenta in una doppia veste, come un thriller drammatico, e la sua forza sta nel riuscire a coniugare tradizione e innovazione. Per una volta poi è assente la classica dicitura «da una storia vera», nonostante richiami purtroppo e inevitabilmente chissà quanti casi realmente accaduti. Pure in questo momento si stanno consumando nel mondo eventi simili. La cruda statistica mediatica quotidiana ne è la prova costante.
Ma trascuriamo il qualunquismo, le frasi fatte e i facili sentimentalismi, perché è il film stesso a non cadere in un siffatto tranello. Contro ogni previsione, infatti, si assiste alla sapiente scelta di non cedere alla tentazione di ritrarre il solito poliziesco su temi analoghi, realizzato in tutte le salse, con i buoni da una parte e i cattivi dall'altra. No, il quadro è invece qui assai più attento, oculato e riflessivo. Oserei quasi l'espressione "filosofico", con l'inserto di elementi biblici.
L' interpretazione del cast è in generale definibile solida, benché in particolare colpisca nel segno la totale immedesimazione dei tre principali, ossia Hugh Jackman (Keller Dover), Jake Gyllenhaal (David Loki) e Viola Davis (Nancy Birch). Il coinvolgimento nei loro confronti è pressoché totale. A ciò si aggiungono una sceneggiatura e una direzione che, nella tensione mai in calo, imprimono il giusto equilibrio fra l'alternarsi di giallo e dramma. La ricchezza dei contenuti non è per nulla ignorata ed è anzi il fulcro attorno cui ruota ogni aspetto. In ciascuna inquadratura, in ogni dialogo, in qualsiasi sguardo si evince il simbolismo di un discorso morale. Il nostro essere prigionieri delle fragilità di una natura umana condannata perché contaminata dal peccato, espressione tanto della depravazione degli istinti più brutali quanto della disperazione delle tribolazioni più struggenti. Troppo labile è il confine superato il quale rischiamo di renderci simili ai demoni dell'inferno, allontanandoci da Dio. Chi mai si sarebbe immaginato un messaggio simile.
Non è un capolavoro di perfezione, ma è comunque un'opera irrinunciabile nel genere. Consigliato.
Keller Dover sta affrontando il peggior incubo di ogni genitore: sua figlia di sei anni, Anna, è scomparsa insieme all'amica Joy e con il passare del tempo il panico dilaga. Il responsabile dell'investigazione, il Detective Loki, ha arrestato l'unico sospetto, ma la mancanza di prove lo ha obbligato a rilasciarlo. Sapendo che la figlia è in pericolo, Keller non ha altra scelta se non prendere la situazione nelle proprie mani. Il padre disperato farà di tutto per trovare le due bambine, rischiando la propria vita.
Una gradita sorpresa, spero che in futuro prosegua il suo lavoro offrendoci altri titoli di spessore. Non era semplice gestire una durata importante come questa. Per me è promosso in pieno.
Conferisce un ritratto di assoluta umanità a Keller Dover. Forte delle sue esperienze da attore teatrale, traspare qui tutta l'intensità che ci si poteva aspettare da un dramma simile. Ottimo.
Detective David Loki. Una delle dimostrazioni fra le più convincenti, a parer mio, delle sue capacità. Esprime con determinazione e convinzione le emozioni, risultando empatico.
Una garanzia per Nancy Birch di riuscire a bucare lo schermo. Sempre brava.
Grace Dover, senza infamia né lode.
Nell'ordinario è il suo Franklin Birch.
Quasi non l'avevo riconosciuta nelle vesti dell'anziana Holly Jones.
Un Alex Jones in grado d'impressionare.
L'ho notata davvero esclusivamente durante i titoli di coda. Il film è talmente ben fatto che non se ne avverte affatto l'assenza. Il silenzio non guasta e/o l'attenzione volge ad altro e non alla musica.
Forse solo qualche lieve inverosimiglianza, ma restano sottigliezze di poco conto.
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