Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film
Due famiglie nella grande provincia USA,una bianca,una nera,che si incontrano a casa della seconda per festeggiare insieme il giorno del Ringraziamento.Il tacchino,il pranzo,chiacchiere in relax in salotto,e tutto procede regolare.Ma.Succede che le bambine più piccole di entrambe le famiglie escano attorno casa,e spariscano nel nulla,in un attimo tutto si scompone nel panico,forse è coinvolto un vecchio camper malandato fino a poco prima parcheggiato là fuori."Prisoners" è un thriller drammatico,che mette in scena uno spaccato d'America cui sottopelle pulsano segreti e un'indole violenta che mette i brividi.Ci sono persone che dispensano troppe certezze e si sentono in potere di infliggere punizioni atroci e giudizi implacabili,chi assiste senza partecipare a giustizia privata probabilmente troppo affrettata,e chi si rompe la testa a cercare di capirci qualcosa,in un dedalo di supposizioni,false piste e ombre copiose,alle quali solo dei collegamenti fortuiti (guidati comunque da una tenacia e da un fiuto investigativo evidente,che porta sulla pista giusta) rimedieranno portando alla verità.A noi italiani la crudele discesa nella spirale di una violenza perpetrata indisturbatamente tra le rassicuranti mura di una casa solitamente poco visitata,non può che ricordare "Un borghese piccolo piccolo",va da sè,e l'ostinata ricerca della giusta intuizione di Gyllenhaal rimanda a "Zodiac",che non contemplava comunque una soluzione netta.Denis Vileneuve ha il pregio di lasciare più di una domanda in sospeso,chiudendo su un dubbio,per dar modo allo spettatore di portarsi fuori dalla sala scorie di domande morali che il suo film pone:Hugh Jackman rende con il dovuto furore e l'ottusità che gli è propria un personaggio,sgradevole di natura,di padre austero e segnato da un episodio del passato,destinato a ritrovare la sua parte peggiore in un rancore senza freni,che apre e chiude la sua presenza sullo schermo con una preghiera,nonostante le crudeltà che sa commettere,mentre Jake Gyllenhaal ha il giusto approccio ad un ruolo teso e propenso a far valere raziocinio e metodo investigativo,e tra i bravi attori in ruoli secondari,di gran merito la prova di Paul Dano,nel ruolo del potenziale maniaco preso prigioniero,e forse ancor più potenziale vittima di un ragionamento non corretto.La tensione non cala mai in due ore e mezza di proiezione,e gli indizi sparsi nella narrazione giungono a coincidere al momento giusto,in una pellicola scabra e angosciante.Certo,non un film da consigliare a cuor leggero,ma se la Academy si ricordasse di "Prisoners" nelle nominations,non farebbe cosa errata.
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