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Prisoners

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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La recensione su Prisoners

di barabbovich
8 stelle

Un borghese piccolo piccolo, ma proprio piccolo piccolo (Jackman), è l'uomo che, nella sequenza iniziale del film, fa ciondolare una croce dallo specchietto retrovisore della sua auto e rivolge una preghiera a Dio prima che suo figlio abbatta un cervo con un fucile da caccia. Ed è lo stesso uomo che, dopo la sparizione di sua figlia insieme a un'amichetta nel giorno del Ringraziamento, in Pennsylviania, prende in ostaggio un giovane ritardato (Dano) - creduto colpevole, ma rilasciato dalla polizia per assenza di prove - e lo sottopone a ogni genere di torture, nella convinzione che sappia qualcosa sulla sparizione delle due bambine. Sul caso indaga un poliziotto dal fiuto infallibile e dalla pervicacia invidiabile (Gyllenhaal), uno al quale piace far tornare i conti a costo di alzare la voce con i suoi superiori. Sulla trama, peraltro fittissima e densa di colpi di scena, non diremo di più, se non che la vicenda colorata di giallo mette in campo più di un possibile sospetto dal passato torbido e dal presente tutt'altro che cristallino.
Come già nel precedente, riuscitissimo La donna che canta, Villeneuve (al quale è stata affidata la regia in terza battuta, dopo le rinunce di Bryan Singer e Antoine Fuqua), si conferma regista attento alle tensioni familiari. La morsa del tempo si stringe su tutti i personaggi del film costringendoli spesso, colpevoli o innocenti che siano, a imboccare strade estreme tanto in termini di autolesionismo quanto di eterolesionismo. Ecco allora aggallare le paure di una società di provincia sempre più smarrita, costretta a un continuo appello all'ignoto (dalla religione agli psicofarmaci) pur di mantenere integro il poco che rimane.
Confezione impeccabile, sceneggiatura ferrea. Di questo notevole thriller che sta tra Cane di Paglia, Mystic river e il già citato film di Monicelli, gli unici nei sono Hugh Jackman, davvero troppo imbalsamato, e il prologo che, con qualche taglio opportuno, avrebbe permesso di contenere le due ore e mezza di durata.

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